L’Unità, che titola “cinquecento cattedre ai ricercatori più bravi”, parla di almeno 500 (e fino a 1000) “cattedre del merito”, finanziate con un fondo ad hoc istituito dalla legge di stabilità: 50 milioni già dal 2016, con la prospettiva di espanderli fino a 100.
Posti da associato e da ordinario (si pensa metà e metà), ma con regole “speciali” finalizzate (secondo il quotidiano) a “premiare le eccellenze, far vincere il merito e superare le burocrazie baronali”: anziché sottoporsi al classico iter, che prevede il conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (peraltro ferma sin dal 2013) e dunque il superamento di un regolare concorso, i candidati (sia stranieri che italiani) potrebbero acquisire un’abilitazione gratuita grazie ad un apposito “maxi-concorso” nazionale.
A tal proposito è secca la risposta dell’Associazione Rete 29 Aprile che afferma: “Caro Renzi, la smetta di farel’apprendista stregone con cose che non conosce e non capisce: una commissione di concorso la si rende pulita togliendo alla radice l’ordinamento gerarchico dell’università italiana, rendendo vera la realtà di una comunità di pari che sono pari in tutto, conoscenza e ruolo universitario, e non delegando al potere governativo una funzione di patron delle scienze e delle conoscenze con diritto di ‘assunzione mirata’. A ciascuno il suo mestiere: abbiamo già avuto un presidente del Consiglio che voleva fare l’operaio, il ferroviere, il manager. Per fortuna almeno lui non voleva fare il ricercatore …”