In merito allo scritto di Daniele Orla, pubblicato nella rubrica “i lettori ci scrivono”, circa la sua personale esperienza con la “psicologia”.
La prima cosa che ho pensato come Psicologa-Psicoterapeuta dopo aver letto le sue parole è che, attraverso esse, passa ancora il carico emotivo legato all’esperienza che ha vissuto.
Mi complimento per aver sottoscritto e condiviso con i lettori di una testata giornalistica, nonché con 12500 psicologi che la stanno seguendo, un episodio così intimo quanto per lui significativo, in quanto è stato parte di un processo di cambiamento che le ha consentito di divenire il docente che è oggi.
Ho pensato, ancora, l’importantissimo compito che ha un docente, oggi chiamato non solo a “trasmettere” conoscenza bensì a generare cultura, un educatore oltre che un didatta. Quanto è importante dunque far tesoro delle proprie esperienze per utilizzarle come delicati strumenti di insegnamento a favore degli alunni, il docente crea ambienti di apprendimento affinché l’apprendimento stesso divenga arricchente. Un compito arduo che richiede un’attenzione particolare all’uso delle parole e ai comportamenti da mettere in atto.
Questi sono i pensieri che immediatamente mi sono balzati alla mente, i più accoglienti e meno giudicanti è possibile perché ho conosciuto molti docenti, più o meno disposti al confronto con professionisti psicologi e, presumibilmente, più o meno aperti al cambiamento o spaventati da esso. Nulla che uno psicologo non possa comprendere, accogliere e sostenere!
Passo ad una considerazione più tecnica e, forse, la meno interessante per chi ci legge.
Lo Psicologo, come figura professionale normata, nasce con la Legge 56/89 e, a seguito di questa, anche con la nascita del Sistema Sanitario Nazionale nel 1992, gli Psicologi, laureati in Psicologia, iniziano a lavorare nei presidi sanitari territoriali, come le Aziende Sanitarie Locali (che allora avevano un altro nome). È plausibile che, negli anni dal ’73 al ’78, non l’abbia ricevuta uno Psicologo e nemmeno un laureato in Psicologia, spesso quei ruoli erano ricoperti da laureati in altre materie umanistiche o scientifiche.
Ringrazio per avermi dato l’opportunità di mostrare quanto la psicologia “abbia acquisito la giusta importanza nei vari ambiti della vita” in Italia, come lei stesso ha affermato, e di quanta strada è stata fatta per evitare “derive o esagerazioni”, a partire dalla Legge 56/89, percorrendo linee guide, raccomandazioni nazionali e mondiali, sino, ad oggi, quando 12.500 fra psicologi, docenti, liberi professionisti, amministrativi, nonché cittadini chiedono, attraverso una petizione, l’assistenza psicologica accessibile ai TUTTI i cittadini come Livello Essenziale di Assistenza (LEA 2017) di cui hanno diritto. Questo per ridurre il più possibile l’imperversare di farmacoterapie e per lavorare in ottica preventiva.
Sara Di Bonito
Psicologa-Psicoterapeuta