In un articolo pubblicato in questi giorni su “Il fatto quotidiano”, Alex Corlazzoli interviene sul tema dello psicologo scolastico per affermare che a scuola davvero non c’è bisogno di questa figura.
Con lui, giornalista ma anche maestro di scuola primaria, parliamo dell’argomento in questa intervista.
Scusi, Corlazzoli, ma la sua è davvero una posizione controcorrente. Come mai?
Sì lo so, sulla questione vado in controtendenza, come spesso mi accade. Il fatto è che, proprio da maestro, sono un po’ stanco di assistere a questa processione di psicologi nelle scuole.
Per ogni problema si tirano in ballo gli psicologi, dalla educazione sessuale, al bullismo, fino all’intercultura e ai rapporti con le famiglie
Vuole forse negare l’utilità di strumenti di carattere psicologico per migliorare i rapporti all’interno delle scuole e delle aule?
Certo che no, la psicologia serve, ma allora bisogna dare ai docenti strumenti adeguati. Invece di far fare i soliti corsi inutili sulla sicurezza e sulla privacy, bisognerebbe formare gli insegnanti sui problemi delle relazioni e dello sviluppo affettivo ed emotivo dei ragazzi.
Ma perché nella scuola c’è questa tendenza a psicologizzare tutto?
E’ un riflesso della società. Chi è che oggi che non va dallo psicologo per qualsiasi problema? E così anche a scuola si sta diffondendo questa tendenza. Il fatto è che oggi molto spesso abbiamo professori di matematica o di latino che non sanno nulla di psicologia per cui accade che di fronte a situazioni difficili la scuola, non sapendo cosa fare, fa entrare gli psicologi.
Piuttosto secondo me alle volte ci sono veri e propri problemi psichiatrici: per questi casi dovremmo avere supporto specialistico.
Insomma, istituire gli sportelli psicologici a scuola è uno spreco di soldi ?
Secondo me, sì: quelle risorse potrebbero essere investite meglio, per formare i docenti.
Gli specialisti, quindi, devono stare fuori dalle scuole?
Non tutti, secondo me ci sarebbe molto bisogno di pedagogisti
Per la verità tutti i docenti dovrebbero avere conoscenze e competenze, almeno di base, in campo pedagogico.
Il fatto è che abbiamo ancora una scuola che bada molto ai contenuti dell’insegnamento, basta sapere insegnare le tabelline, un po’ di grammatica e un po’ di storia. La formazione di tipo psicologico e pedagogico è lasciata per lo più al volontariato del singolo docente. Io penso che all’interno della scuola il pedagogista dovrebbe essere una figura strutturale, cioè dovrebbe essere un vero e proprio “allenatore”. Oggi questo compito viene spesso svolto dai presidi che però non hanno competenze specifiche su in merito.
Pensiamo come potrebbero essere le scuole che avessero a disposizione allenatori come Daniela Lucangeli, Daniele Novara o Raffaele Mantegazza.
Sarebbe un grande passo in avanti. E invece si investono soldi per psicologi che dovrebbero risolvere ogni genere di problema. Non ci siamo proprio.
Su questo vado davvero controcorrente.
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