Troppi atti di bullismo, continue aggressioni, crescenti denunce: è lo scenario che si vive sempre più spesso nelle nostre scuole pubbliche. Con il corpo insegnante e la comunità educante che assistono spesso quasi inermi, vittime di disagi personali che sfociano in atteggiamenti violenti, a volte solo verbali, non di rado di tipo fisico. Per cercare di prevenire almeno una parte di questi episodi, creando un clima ostile al “bullo” o al “violento” di turno – sia esso uno studente, un genitore o un lavoratore della scuola – cresce la richiesta di introdurre nelle scuole delle figure “terze” esperte, in grado di evitare che i malesseri degenerino. Tra gli esperti più gettonati figurano senz’altro gli psicologi.
I primi a “spingere” perché ciò avvenga, non solo attraverso progetti estemporanei attivati delle singole scuole, sono i rappresentanti degli ordini degli psicologi. Meno di due mesi fa, la richiesta è arrivata da Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, durante la presentazione a Roma del documento “La salute mentale degli adolescenti“: dopo aver ricordato che in Italia un adolescente su cinque risulta emotivamente fragile e ha difficoltà relazionali in famiglia, il presidente ha spiegato che genitori non riescono a confrontarsi con i figli, gestiscono il problema troppo tardi, quando “ormai esplode”.
Per farli aprire, sarebbe bene istituire la figura dello psicologo all’interno di ogni istituto scolastico.
“Sono in aumento le richieste di consulenza su questi aspetti – ha detto Giardina – e stiamo studiando una modifica del codice deontologico che attualmente prevede che l’adolescente essendo minorenne abbia il consenso di entrambi i genitori. Stiamo cercando anche di collaborare col Miur – conclude Giardina – per avere una presenza dello psicologo a scuola che faccia da filtro, ma anche perché si abbia un codice di lettura non patologico. Parliamo di benessere e qualità della vita”.
La legge, rimarcata in più occasione dagli stessi ordini professionali della categoria, prevede che chi si assuma questo delicatissimo ruolo di consulenza negli istituti scolastici, debba necessariamente essere iscritto all’albo degli psicoterapeuti, nel raggruppamento (speciale) di coloro che hanno ampia esperienza certificata con tirocini, accumulata presso strutture ospedaliere pubbliche o riconosciute.
Inoltre, tale figura dovrà operare in un ufficio, previo appuntamento. Quindi, non entrerà in classe: ricordiamo, a tal proposito, di recente la Cassazione si è espressa sostenendo che gli psicologi possono stare in classe solo se i genitori degli alunni sono stati informati della loro presenza e abbiano dato il consenso a che i comportamenti dei figli siano sotto osservazione clinica: la sentenza ha riguardato il caso di una classe primaria di Arezzo, dove lo psicologo aveva operato in classe senza l’autorizzazione dei genitori degli alunni commettono il reato di violenza privata.
A muoversi, però, sono anche gli ordini regionali degli psicologi: l’11 maggio è stata presentata dai consiglieri regionali del M5S una proposta di legge per “ostituire il servizio regionale di psicologia scolastica nella scuola dell’obbligo per dare nuovi strumenti che supportino attività degli insegnanti, benessere degli studenti e relazione scuola-famiglia, in modo da prevenire forme di disagio psicosociale, intercettandone i primi segnali in età evolutiva, dal bullismo ai disturbi del comportamento alimentare fino all’azzardopatia online”.
”La necessità di garantire la figura dello psicologo a scuola, che sviluppi la relazione d’aiuto attraverso una sorta di sportello d’ascolto rivolto a tutti gli attori del contesto scolastico – spiega il consigliere regionale Davide Barillari, primo firmatario della proposta di legge – è validata dall’allarme lanciato su scala internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui nel 2020 oltre il 20% di bambini e adolescenti avrà bisogno di un supporto psicologico o psichiatrico. Inoltre, sempre secondo l’OMS, il 75% delle malattie mentali gravi esordiscono prima dei 24 anni”.
Secondo i consiglieri “grillini”, la scuola “può tornare ad essere una cerniera fondamentale con famiglia e società, sviluppando la sua azione di prevenzione del disagio emotivo non con un approccio patologico ma puntando allo sviluppo dell’empatia e delle proprie risorse interiori, sia a livello individuale che di gruppo”.
Per aprire le porte dello psicologo a scuola, perché gli insegnanti hanno bisogno di una figura esperta che gli indichi la strada da seguire in tutti in casi disagio studentesco, lo scorso mese di ottobre è stato presentato anche un disegno di legge, dalla senatrice del Partito Democratico Laura Fasiolo.
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