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Psicologismo tossico: giustificare sempre i comportamenti sbagliati degli allievi impedisce una didattica efficace

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April 24, 2025

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È un dato di fatto: in ogni scuola dovrebbe esser sempre presente un medico, meglio ancora se accompagnato da uno psicologo. Tuttavia, se da un lato queste due figure professionali mancano (o sono presenti saltuariamente), dall’altro è sempre più frequente la tendenza a medicalizzare qualsiasi difficoltà degli alunni, e a psicologizzarne qualsiasi comportamento. Pullulano inoltre PDP, diagnosi di BES, DSA, dislessie, discalculie, disgrafie, disortografie. Tutto ciò sembra facilitare sul momento la vita agli alunni, ma in realtà — se la diagnosi è scorretta — li danneggia, perché non li aiuta a misurarsi con le difficoltà.

Cultura, educazione e senso civico in picchiata

Nessuno osa ipotizzare origini diverse per i problemi che la popolazione in età scolare affronta, anche in attività che un tempo venivano generalmente apprese già in prima o seconda elementare dalla stragrande maggioranza degli allievi (tanto che la Scuola Elementare italiana era considerata dall’OCSE tra le migliori del mondo fino al 1990). Come chiunque può constatare, il livello culturale medio del Paese è enormemente più basso di 30 anni fa. Pochissimi italiani leggono giornali e libri: quattro su dieci leggono tre libri l’anno, mentre i lettori “forti” (un libro al mese) sono appena il 15,4% (dati ISTAT). In ribasso costante educazione e senso civico: pessimi comportamenti negli spazi pubblici, indulgenza e indifferenza per tali comportamenti, guida pericolosa, corruzione. Solo il 29% considera grave e dannoso il copiare a scuola.

Preparazione dei diplomati in crollo

Insieme a tutto ciò, guarda caso, la Scuola non sforna più in massima parte diplomati preparati. In Italia, secondo le indagini OCSE, è analfabeta funzionale il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni. Il che significa che un italiano su tre non comprende testi scritti informativi brevi, e spesso non si accorge nemmeno di non aver compreso. Ogni docente, in qualsiasi ordine e di scuola, constata quotidianamente che molti alunni continuano ad esser promossi alla classe successiva pur non possedendo una capacità completa di ascoltare e comprendere, di parlare efficientemente e con efficacia comunicativa, di leggere correntemente senza errori e fraintendimenti, di scrivere testi coerenti, corretti, comprensibili e coesi, di far di conto.

Un quarantennio di riforme (e di disastri)

Si può forse negare che una tale involuzione del Paese sia coincisa col progressivo definanziamento del comparto istruzione dal 1982 in poi? È forse un caso che nello stesso periodo siano piovute sulla Scuola riforme e controriforme, le quali hanno riversato sulla Scuola stessa tutto e il contrario di tutto, mentre il potere d’acquisto dei docenti peggiorava sempre più insieme al loro credito sociale, la Scuola diventava azienda, il Preside Dirigente, gli alunni utenti e i genitori salivano in cattedra per dire continuamente la propria opinione in perenne difesa “sindacale” dei propri figli?

Un’Italia di individualisti e familisti autoreferenziali

Gli italiani si sono chiusi in se stessi e nel proprio privato. Cos’altro è, infatti, il comunicare col mondo solo attraverso il proprio smartphone, fissandolo ossessivamente persino in posti pericolosi come le scale o mentre si guida?

Tutti gli italiani con figli commettono l’errore di esser troppo acquiescenti verso la prole, pronti ad accontentare qualsiasi ghiribizzo dei figli, a giustificarne qualsiasi condotta. Genitori spesso fisicamente ed emotivamente assenti dalla vita concreta dei figli (non per colpa, ma per il lavoro e le preoccupazioni che tutti hanno), smorzano il senso di colpa giustificando sempre i figli nei loro comportamenti sbagliati.

Lo fanno per non creare disagio ai figli, ma così in realtà li danneggiano: il ragazzo, difatti, imparerà a sentirsi vittima, e a dar sempre al prossimo la colpa dei propri errori. Se alcune regole di convivenza non vengono presto interiorizzate, il minore non esaminerà i propri sbagli, e sarà pronto ad attribuire agli altri le proprie responsabilità.

«Nessuno osi infastidire mio figlio»

Ecco perché sempre più spesso i docenti si ritrovano accusati dai genitori dei propri alunni. Il genitore medio di oggi non ce la fa ad accettare che il problema è l’educazione del proprio figlio, specchio narcisistico di se stesso. Si è giunti al punto di giustificare i ragazzi che in branco violentano ragazze adolescenti: le madri degli stupratori arrivano a dire che la colpa è dei “facili costumi” della vittima, perché «i nostri figli sono bravi ragazzi». Che futuro possiamo aspettarci se delle madri arrivano a tanto?

La famiglia che spalleggia un figlio, difendendolo contro gli insegnanti e ripetendogli che è il docente a sbagliare, distrugge la stima del ragazzo per i docenti, per la Scuola, per gli adulti, per le istituzioni. Un ragazzo cresciuto così, infine, diventerà pericoloso anche per i suoi stessi genitori, come tanti episodi di cronaca purtroppo confermano.

Gli psicologi dovrebbero stare a scuola, ma per aiutare i docenti

L’abitudine ormai consolidata ad inondare le segreterie scolastiche di diagnosi psicologiche — volte a ottenere, in sostanza, trattamenti di favore per i propri figli — si inserisce in questo quadro. Ne sono conseguenza lo studio sempre più frammentario ed episodico, le frasi insolenti in classe, il trattare alla pari con gli insegnanti, l’atteggiamento di aperto disprezzo per i “prof” cui alcuni studenti arrivano, senza tema di conseguenze: studenti considerati dai genitori poveri di autostima, ma in realtà spesso dotati di autostima ipertrofica.

Lo psicologismo estremo ed enfatizzato, volto al “salvataggio” di studenti effettivamente nullafacenti e sovente arroganti e maleducati, è una delle patologie più gravi della Scuola attuale. Patologia da non confondersi con l’aiuto degli psicologi seri, che sarebbe il benvenuto: gli psicologi dovrebbero anzi stare a scuola ogni giorno, per aiutare però i docenti nella loro difficile funzione, vitale per l’Italia intera.