Uno psicologo per ogni scuola: se ne parla da tempo, ma di azioni concrete non c’è traccia. Il 15 settembre, a caldeggiare l’inserimento negli istituti scolastici di questa preziosa figura professionale è stato anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: intervenuto a L’Aria che tira su La 7, il responsabile del Mi ha detto che “ci vuole lo psicologo nelle scuole, all’interno della comunità educante come parte strutturale che segua i nostri ragazzi e i nostri insegnanti”, specificando quindi che l’esperto di psiche e di relazioni si metterebbe anche a disposizione dei docenti. Per questi ultimi, sarebbe molto utile soprattutto per coloro che sono a fine carriera, spesso sottoposti a stress e burnout.
Qualche parlamentare ha immediatamente bene accolto le parole del ministro dell’Istruzione. Come la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, che su Twitter ha scritto:
“Bene che il Ministro Bianchi abbia ribadito la necessità di inserire lo psicologo a scuola per il sostegno della comunità educante. Per me dovrebbe essere strutturale: la scuola può intercettare il disagio e creare un legame con famiglie e territori. Mettiamo al centro i ragazzi”.
Di recente, a sollecitare l’introduzione della figura dello psicologo negli istituti scolastici è stata Licia Ronzulli, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.
Intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama nel corso della discussione sul Pnrr, Ronzulli ha detto che “va valutato, anche prossimamente, l’opportunità di prevedere nella missione Istruzione e Ricerca, l’inserimento sistematico e strutturale dello psicologo scolastico negli istituti di ogni ordine e grado”.
Secondo la presidente, questa scelta permetterebbe “di garantire un supporto specializzato a tutela del benessere emotivo dei ragazzi fortemente penalizzati dalla pandemia”. Ma anche, è il caso di dirlo, dei docenti e quindi di tutto il personale scolastico.
Di questa eventualità, anche per rispondere alle problematiche emotive e psicologiche derivanti dal Covid-19, si è parlato in più occasioni nell’ultimo anno e mezzo.
L’opportunità per introdurre la figura dello psicologo nelle scuole potrebbe derivare dall’arrivo dei diversi miliardi del Recovery Fund.
Un delle proposte di legge che aveva tale intento, è stata presentata nel 2018 dall’on. Maria Teresa Bellucci, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Sociali e in Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza: lo “psicologo scolastico”, si leggeva nel ddl, è “uno strumento di promozione del benessere e di prevenzione della devianza e della dispersione. I continui fatti di cronaca, purtroppo, mostrano come sempre più frequentemente siano presenti situazioni di disagio sociale all’interno degli istituti scolastici, nei quali si verificano episodi di violenza a danno degli studenti ma anche degli stessi docenti”.
La proposta è stata anche avallata da Fulvio Giardina, presidente uscente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, secondo il quale “sono in aumento le richieste di consulenza su questi aspetti e stiamo studiando una modifica del codice deontologico che attualmente prevede che l’adolescente essendo minorenne abbia il consenso di entrambi i genitori: noi riteniamo che il ragazzo dai 16 anni in poi possa accedere individualmente almeno a un primo colloquio con uno psicologo”.
Una sentenza della Cassazione ha comunque specificato che gli psicologi possono stare in classe, su appuntamento, solo se i genitori degli alunni sono stati informati della loro presenza e abbiano dato il consenso a che i comportamenti dei figli siano sotto osservazione clinica.
Ovviamente, il servizio offerto all’interno delle scuole non potrà essere assolto dai docenti e nemmeno da psicologi non specializzati: lo psicologo scolastico deve essere iscritto nell’annotazione come psicoterapeuta, aggiuntiva all’iscrizione all’albo degli psicologi, con ampia esperienza, accumulata attraverso un tirocinio svolto in strutture pubbliche o private convenzionate con gli atenei autorizzati.
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