In Cina il Governo vuole introdurre in tutte le scuole, entro la fine del 2022, servizi psicologici per gli alunni.
Il piano – diffuso congiuntamente da 12 autorità centrali, tra cui la Commissione Nazionale della Salute e il Ministero dell’Istruzione – prevede che ogni istituto scolastico istituisca una piattaforma di servizi psicologici oppure di affidarsi ai medici scolastici per offrire agli allievi servizi di aiuto entro la scadenza prevista.
Il progetto governativo cinese – avviato nell’ambito di un piano d’azione mirato alla salute mentale di bambini e adolescenti – prevede che le scuole per l’educazione prescolastica e l’educazione speciale debbano essere dotate di personale con psicologi a tempo pieno o a tempo parziale.
Anche in Italia, ciclicamente, si torna parlare di psicologo da introdurre nelle scuole pubbliche: di introdurre un esperto che sosterrebbe gli alunni (ma anche i docenti, sempre più sottoposti stress e burnout) per le loro problematiche individuali e migliorerebbe le relazioni, aspetto fondamentale anche ai fini dell’apprendimento.
L’esigenza dello psicologo è inoltre cresciuta negli ultimi anni, contrassegnati da casi sempre più numerosi di alunni irrispettosi e violenti, molto spesso provenienti da famiglie “difficili” e poco collaborative con la scuola.
Una delle ultime proposte legislative è giusto di un anno fa: fu prodotta dall’on. Maria Teresa Bellucci, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Sociali e in Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza.
“La Scuola è l’istituzione deputata alla fondamentale funzione di accompagnamento della crescita umana e non può essere lasciata sola a occuparsi dei bisogni educativi, sempre più complessi, di bambini e adolescenti”.
La deputata parlò dello “psicologo scolastico, come strumento di promozione del benessere e di prevenzione della devianza e della dispersione. I continui fatti di cronaca, purtroppo, mostrano come sempre più frequentemente siano presenti situazioni di disagio sociale all’interno degli istituti scolastici, nei quali si verificano episodi di violenza a danno degli studenti ma anche degli stessi docenti”.
Di psicologo all’interno di ogni istituto scolastico ha parlato anche Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, durante la presentazione a Roma del documento “La salute mentale degli adolescenti“.
“Sono in aumento le richieste di consulenza su questi aspetti – ha detto Giardina – e stiamo studiando una modifica del codice deontologico che attualmente prevede che l’adolescente essendo minorenne abbia il consenso di entrambi i genitori: noi riteniamo che il ragazzo dai 16 anni in poi possa accedere individualmente almeno a un primo colloquio con uno psicologo”.
Il servizio offerto all’interno delle scuole non può essere assolto dai docenti e nemmeno da psicologi non specializzati: chi si assuma questo delicatissimo ruolo di consulenza negli istituti scolastici, deve essere iscritto all’albo degli psicoterapeuti, con ampia esperienza, accumulata attraverso un tirocinio svolto in strutture pubbliche o private convenzionate con l’Università.
Deve operare in un ufficio, previo appuntamento. Quindi, non entrerà in classe: ricordiamo, a tal proposito, di recente la Cassazione si è espressa sostenendo che gli psicologi possono stare in classe solo se i genitori degli alunni sono stati informati della loro presenza e abbiano dato il consenso a che i comportamenti dei figli siano sotto osservazione clinica: in una classe primaria di Arezzo, dove lo psicologo aveva operato in classe senza l’autorizzazione dei genitori degli alunni, per il giudice fu commesso il reato di violenza privata.
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