La preside Elizabeth Inman, suo malgrado, è stata costretta a cancellare la visita del piccolo che conosce già quella scuola da quando aveva tre anni. Il motivo di tanto spavento è dovuto al suo arrivato, la settimana scorsa, dalla Sierra Leone, paese che conta 678 vittime di ebola su un totale di 6 milioni di persone. Le autorità sanitarie avevano dato il via libera al bimbo e alla madre dopo gli opportuni screening ma non è servito a calmare le paure di un contagio epidemico da parte dei genitori che hanno iscritto lì i propri figli. La preside perciò ha scritto a mamme e papà mettendoli in guardia su quella che è una paranoia fuorviante, “misguided hysteria”.
Le autorità inglesi hanno classificato il caso del bimbo e della mamma come una categoria a rischio 1, la più bassa per chi ha visitato le aree in cui è scoppiata ebola. Non erano state rilevate restrizioni alla loro attività e nemmeno il bisogno di un monitoraggio.
Miriam Mason-Sesay, 48 anni, mamma britannica del piccolo che ha la doppia nazionalità, è un’operatrice umanitaria, viaggia almeno due volte l’anno tra l’Africa e la Gran Bretagna perché lavora da 14 anni per EducAid Uk, un’organizzazione di raccolta fondi che si batte per migliorare i livelli di istruzione di minori e orfani proprio in Sierra Leone.
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