Nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 25 giugno è stato pubblicato il decreto legge n. 112 che contiene “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”.
A questo punto il decreto può iniziare il proprio percorso parlamentare per la conversione in legge, prevista in tempi rapidi e comunque prima della pausa estiva.
Il testo definitivo conferma le anticipazioni che si sono susseguite sulla stampa in questi giorni, anche se va precisato che l’articolo che riguarda il piano di razionalizzazione del sistema scolastico porta il numero 64 e non il 70 come finora riportato da tutte le fonti.
Anche le disposizioni sui libri di testo cambiano collocazione: non più nell’art. 16, bensì nel 15.
Ma si tratta di sottigliezze, perché la sostanza della manovra non cambia.
Ancora una volta, però, il calcolo definitivo dei tagli va rivisto perché secondo fonti attendibili il Ministero dell’Economia starebbe stimando diversamente gli effetti della norma che stabilisce l’aumento di un punto del rapporto alunni/docenti.
Secondo i tecnici dello staff di Tremonti questa misura potrebbe portare ad una diminuzione di cattedre in misura variabile fra le 63 e le 70mila unità.
Il taglio del personale ATA è meno impreciso in quanto il decreto parla esplicitamente del 17% dell’organico attuale, che è pari a 253mila posti: il taglio risulta dunque di 43mila unità.
C’è chi fa notare che questa diminuzione corrisponde esattamente all’incremento di 44mila posti che si ebbe fra il 2000 e il 2001 quando il personale ATA transitò dagli Enti locali allo Stato: allora i collaboratori scolastici erano 72mila e diventarono 116mila in quanto la legge stabiliva anche che i parametri per calcolare gli organici dovevano essere uniformati a livello nazionale e alle tabelle già in vigore.
Restano ovviamente i tagli di 47mila posti decisi dal Governo Prodi.
Il taglio complessivo risulta così oscillare fra i 153mila e i 160mila posti.
Un po’ meno dei 190mila che si ipotizzavano fino a pochissimi giorni fa, ma una enormità in termini assoluti (si tratta del 15% dei dipendenti attuali del comparto scuola!)
D’altronde il Ministro Gelmini, in una intervista rilasciata al Sole 24 ore, dichiara di non avere dubbi: per uscire dalla crisi, la scuola ha bisogno di essere sottoposta ad una cura da cavallo.
Intanto si fanno sempre più insistenti le voci di un decreto ministeriale per le immissioni in ruolo (è possibile, ma non certo, che si arrivi a 20-25mila posti); ma i tagli previsti dal decreto legge 112 renderanno d’ora innanzi pressoché impossibili altre assunzioni.
La manovra viene contestata duramente dai sindacati e dalle associazioni dei precari.
Il Forum PrecariScuola ha persino scritto al Ministro invitandola a dimettersi, in segno di protesta nei confronti del Ministro dell’Economia.
Ma Mariastella Gelmini ha già fatto sapere di condividere in pieno l’operazione; piuttosto – ha dichiarato – si potrebbe iniziare a pensare ad una diversa collocazione dei precari della scuola, per esempio presso il Ministero dei Beni culturali.
I precari, però, non ci stanno e rispondono per le rime: “Non intendiamo fare le guide turistiche o gli animatori nei villaggi”.
Per visionare il decreto legge n. 112 del 26 giugno 2008, consulta il box “Approfondimenti”.