Home I lettori ci scrivono Pubblicità pesca, perché dobbiamo creare barriere sociali anche per uno spot? 

Pubblicità pesca, perché dobbiamo creare barriere sociali anche per uno spot? 

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mai avrei pensato di fare delle considerazioni su un fatto inerente a un frutto e nella fattispecie a una pesca.
Riflettendo su quanto sta accadendo in questi giorni riguardo la pubblicità messa in onda dal famoso supermercato, mi sento di affermare che oramai stiamo perdendo di vista le cose davvero importanti della vita, quelle a cui dare veramente peso.
Premetto che io acquisto indistintamente  in tutti i supermercati non solo in quello citato nello spot, quindi non lo sponsorizzo ed esprimo il mio pensiero liberamente senza sostenere quello di alcun partito politico, solo il partito della logica e del buon senso.

Ciò che mi è parso di capire in tutto questo bailame è che un certo numero di persone appoggia il messaggio dello spot in quanto a loro dire fa emergere il fatto che i figli di separati siano tristi e vorrebbero che i genitori ritornassero di nuovo insieme.
Dall’ altro lato ci sono coloro che condannano lo spot in quanto rimarca in modo evidente, ma errato, il fatto che i figli di genitori separati vivano con tristezza la separazione, mentre a loro dire ciò non corrisponde a verità.

Da donna che ha avuto esperienza di una separazione in famiglia, penso che indubbiamente i bambini e i ragazzi che passano attraverso queste situazioni siano a volte anche tristi e spesso lo mostrano, ma altre volte anche felici. Il tutto dipende da come viene affrontata e gestita la separazione da parte di entrambi genitori. Meno diverbi e contrasti si creano, meno è traumatico per i figli.

Ritornando al caso mi chiedo: perché dobbiamo creare barriere sociali anche per uno spot? Perché addirittura parlamentari di vari indirizzi politici hanno finito per scontrarsi tra loro? Perché invece non semplifichiamo l’ accaduto e loro rendiamo più easy? Emma può essere triste anche a causa di altri motivi: forse non vuole andare al supermercato perché sa che si annoia, oppure perché vuole qualche gioco che la mamma non le compra, oppure è arrabbiata in quanto è stata  giustamente sgridata per essersi allontanata. 
Vogliamo lasciare ai nostri bambini uno spazio anche per la tristezza, per la noia e per la rabbia? Sono sentimenti che anche loro devono sperimentare.

A casa la tristezza di Emma si tramuta in gioia, perché la mamma gioca con lei e il padre accetta il dono.
È felice perché con la furbizia che a volte contraddistingue i bambini si inventa che la pesca è un pensiero di mamma e io penso che sia un’ idea che le sia balenata in testa nel momento in cui con sguardo pensieroso, seguiva il frutto sul nastro della cassa. 

E in mezzo al mucchio emerge qualcuno che non saprei come definire il quale denuncia un fatto increscioso: la bambina prende  la pesca senza i guanti richiesti.
Una cosa certamente avrà fatto gioire tanti genitori, nonni compresi: Emma immersa nei suoi pensieri NON HA NELLE MANI UN CELLULARE.

Mirella Rigamonti