A fronte di 202.317 dipendenti pubblici non di ruolo, il Mef dice che 141.996 sono docenti e Ata: tuttavia, anziché essere stabilizzati, costoro verranno ricacciati. Lo scrive Anief che insiste affinchè vengano utilizzate le graduatorie di Merito e l’inserimento dei candidati idonei al termine del ‘concorsone’. E poi il doppio canale di reclutamento, andando ad assumere gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie d’istituto, iniziando dalle graduatorie dove non ci sono più candidati nelle GaE. Per la terza fascia d’istituto, vanno assorbiti anche i laureati, al termine di un corso annuale abilitante.
Sul precariato scolastico, la legge 107 ha prodotto delle norme che moltiplicheranno le supplenze, anziché ridurle: dal 1° settembre 2016 chi svolge infatti supplenze su posto vacante e disponibile, così come previsto dal comma 131 della legge 107/2015, non può superare i tre anni di servizio.
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La scuola, dove risiede il 75 per cento del precariato della pubblica amministrazione italiana diventa quindi l’unico comparto dove i precari di lungo corso dal 2019 anziché essere stabilizzati, perché hanno superato i tre anni di servizio, come indicato dall’UE e ribadito dalla curia di Lussemburgo, verranno ricacciati all’indietro
Appena qualche settimana fa, il lavoro “flessibile” nella scuola, oltre che ai supplenti e tempo determinato e la formazione lavoro, scrive Anief, rappresentano ancora il 15,1% del totale dei dipendenti a tempo indeterminato, per una spesa per i precari che sfiora mezzo miliardo di euro (478,7 milioni). Una bella fetta, nota il Mef, di un sistema istruzione che costa all’erario 40,1 miliardi di euro. Il tutto per continuare ad avere ancora due milioni e mezzo di alunni (quasi il 40 per cento) che hanno cambiato insegnante in pochi mesi, come avvenuto quest’anno.
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