A tu per tu con la responsabile Scuola e Università del PD: si parla di assunzioni, ma anche di aggiornamento obbligatorio, di valutazione dei docenti e di nuove modalità di reclutamento.
Nostra intervista alla senatrice Francesca Puglisi (PD). Parliamo di assunzioni ma anche di aggiornamento obbligatorio, di valutazione dei docenti e di nuove modalità di reclutamento.
Il piano di assunzioni che si sta avviando sta creando polemiche e malumori. C’è chi parla addirittura di “insegnanti deportati”. Lei cosa ne pensa?
Realizzare per la prima volta nel Paese un piano straordinario di assunzioni per 102.706 insegnanti facendo partire senza disagi il prossimo anno scolastico non è cosa semplice.
Come è noto ci sono regioni in cui le GAE, in alcune classi di concorso, sono esaurite da tempo, altre sono piene zeppe di insegnanti precari, per il diverso trend demografico nelle diverse aree del Paese. Per questo è necessario, se le si vuole svuotare e offrire a tutti gli insegnanti GAE un contratto a tempo indeterminato, proporre la mobilità. Comprendo il disagio. L’ho vissuto anche io quando l’azienda per cui lavoravo ha chiuso la sede di Bologna e mi ha proposto di andare a lavorare a Milano. Molti insegnanti però avevano come unica prospettiva quella di andare in pensione da precari. Oggi hanno una opportunità di stabilità. Lo Stato ha il dovere di offrire a chi è in GAE un contratto a tempo indeterminato, non di trovare a ciascuno un posto sotto casa.
Non fare domanda e restare in GAE è una libera scelta individuale, ma chi la consiglia si assume una responsabilità grave. Dopo il concorso i posti vacanti e disponibili saranno tutti coperti e resteranno solo i posti di adeguamento all’organico di fatto e il turnover.
Parliamo di un aspetto importante della legge, quello che riguarda le future modalità di reclutamento, che per la verità non appaiono ancora del tutto chiare. Ci saranno ancora i TFA o si passerà alle lauree specialistiche?
Fino a quando la delega non sarà esercitata dal Governo, devono essere banditi nuovi cicli di TFA per permettere a chi si laurea di ottenere l’abilitazione per poter partecipare al concorso. L’auspicio del PD è che i numeri vengano programmati in base al fabbisogno della scuola. I principi direttivi contenuti nella delega poi parlano chiaro. Non ci saranno più insegnanti che pagano per l’abilitazione, ma la selezione darà accesso ad un tirocinio retribuito. Gli insegnanti quindi, ottenuti i crediti formativi necessari, avranno sempre maggiori responsabilità a scuola, fino ad ottenere il contratto a tempo indeterminato.
La legge prevede l’aggiornamento obbligatorio per i docenti in servizio. Come funzionerà, in concreto? Avete già fatto qualche ipotesi?
Saranno le scuole a scegliere ogni tre anni il piano della formazione in servizio dei docenti, insieme al piano triennale dell’Offerta Formativa. Lo Stato investe 40 milioni di euro per questo. Erano molti anni che non si investiva in questa direzione. E’ una scelta autonoma delle scuole importante ed un momento di riflessione collegiale sui bisogni che i docenti avvertono, nella dimensione individuale e collettiva, per accrescere la propria professionalità e per innovare la didattica a beneficio degli studenti. Questo significa rilanciare l’autonomia scolastica. Questa è libertà di insegnamento. Questo è costruire una comunità educante che sa riflettere sui bisogni dei propri studenti. In più lo Stato dà ad ogni docente 500 euro all’anno per i consumi culturali e l’autoaggiornamento.
A proposito degli esoneri dei vicepresidi il Ministro ha detto in Senato che se ne parlerà per il mese di novembre. Non crede che bisognerebbe almeno tentare di accelerare i tempi?
So che il tentativo di trovare una soluzione per settembre è ancora in corso.
Ha qualche rimpianto sul risultato complessivo del lavoro fatto dal Governo e dal Parlamento? C’è qualcosa che poteva essere fatta meglio?
Tutto è perfettibile. Ma monitoreremo con grande attenzione l’attuazione della legge e interverremo in modo tempestivo per correggere eventuali disfunzioni. Per i 200 milioni di premialità per i docenti che il Governo mette a disposizione delle scuole ad esempio, sono convinta che aver rafforzato il Comitato che deve tracciare i criteri con la presenza di due insegnanti scelti dal collegio docenti e il membro esterno, e le linee guida ministeriali che arriveranno dopo aver raccolto i criteri che le scuole si saranno date nella loro autonomia, sia un’altra scelta che favorisce l’autonomia delle scuole e la partecipazione responsabile di tutti.
Cosa ne pensa delle iniziative referendarie in atto?
Ciascuno è libero di promuovere le iniziative politiche che crede fuori dalle scuole. Credo però nella professionalità dei docenti. Finalmente le scuole avranno a disposizione risorse finanziarie e professionali stabili. Non sono sufficienti? E’ certamente un primo rilevante investimento dopo anni di tagli. Saranno le scuole a decidere come esercitare la loro autonomia programmando responsabilmente e liberamente l’utilizzo di queste risorse. Al centro di tutto c’è l’apprendimento degli studenti. Abbiamo il dovere di abbattere la dispersione scolastica e di offrire ai nostri ragazzi le migliori opportunità di formazione, colmando le disuguaglianze di partenza. La scuola deve educare e istruire cittadini consapevoli e con conoscenze, abilità e competenze in grado di rispondere ai bisogni del mondo del lavoro. Io sono certa che la stragrande maggioranza degli insegnanti sapranno interpretare al meglio questa sfida.
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