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Puglisi (PD): “Abolire test d’ingresso non significa garantire diritto allo studio”

“Secondo il demagogo Zaia dovremmo abolire il test d’ingresso alla facoltà di Medicina dal prossimo anno. Liberalizzare l’ingresso, rendendo impraticabili le facoltà di medicina stesse, non equivale a garantire il diritto allo studio ai ragazzi e alle ragazze, significa piuttosto lasciare migliaia di giovani che avranno speso anni, soldi e fatica per diventare medici, senza le necessarie borse di studio per accedere alle scuole di specializzazione che hanno numeri di accesso programmati e concordati con l’Unione Europea”. Lo afferma la senatrice del Pd Francesca Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama e responsabile scuola Pd.
“E’ vero piuttosto che l’attuale sistema di test d’ingresso non coglie il livello di preparazione culturale specifica necessaria e di reale motivazione e inclinazione degli studenti – aggiunge la parlamentare – ed è patologicamente alto il numero di partecipanti alle prove selettive perché molti ragazzi vanno a provare il test, tanto basta avere una buona cultura generale”.
“E’ per questo – sottolinea Puglisi – che occorre lavorare sull’orientamento degli studenti, negli ultimi due anni di scuola secondaria di secondo grado, con test di autovalutazione di competenza, attitudine e motivazione e stage/attività di volontariato in campo socio sanitario. Servono corsi che precedono l’avvio dell’anno accademico organizzati da atenei e ordini professionali, su booksetting definito su 3 o 4 discipline di base su cui gli studenti si possano preparare per affrontare una prova che garantisca davvero di selezionare il merito e non perché si ricordano i colori della bandiera della Liberia”.
“In ogni caso – conclude Puglisi – una prova selettiva nazionale non lascia margini di discrezionalità. L’imparzialità e la trasparenza sono molto gradite alla grande maggioranza degli studenti e all’opinione pubblica. L’alto numero di borse di studio attribuite in questi anni di selezione agli studenti di medicina dimostra in ogni caso che la selezione premia l’equità del sistema e la mobilità sociale”.

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