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Pugno duro del Governo contro le occupazioni

Dopo il Premier, Silvio Berlusconi, anche il Ministro dell’interno, Roberto Maroni, mette le mani avanti contro gli studenti in rivolta per contestare i decreti sulla scuola e sull’università: “chi occupa gli istituti e impedisce di studiare verrà denunciato” ha detto a muso duro il Ministro leghista a proposito del perdurare delle contestazioni studenteche contro la politica del Governo.
Il dietrofront del Presidente del Consiglio dei giorni scorsi, che dopo aver affermato convinto di voler fare intervenire le forze dell’ordine qualora si verificassero delle occupazioni studentesche, ha dichiarato a 24 ore di distanza, di essere stato frainteso, ha lasciato intuire che il Governo avesse deciso di adottare verso gli studenti contestatori la linea della tolleranza. Almeno in questa prima fase di mobilitazioni, anche perché da sempre il culmine delle proteste si concretizza proprio durante l’autunno. Per poi “sgonfiarsi” pian piano, fino quasi a scomparire con l’arrivo del natale.
Quasi inaspettatamente, il responsabile del dicastero dell’interno ha però fatto sapere di non essere più intenzionato a chiudere un occhio sulle situazioni scolastiche o universitarie che impediscono il normale svolgimento dell’attività didattica. Soprattutto laddove vi sono studenti che intendono svolgere lezione. L’uscita è sembrata un po’ eccessiva considerando che gli scontri di questi giorni non hanno nulla a che vedere con le occupazioni: e queste ultime sono state comunque attuate, almeno a leggere le cronache, senza alterare lo svolgimento dei corsi.
Maroni ha tenuto a precisare che il suo proposito non costituisce “una iniziativa del Governo, perché se qualcuno impedisce l’esercizio di un diritto commette reato. L’occupazione abusiva di luogo pubblico è reato ed è punito dalla legge. Se il Ministro dell’interno non facesse quello che io ho annunciato, allora non farebbe il suo mestiere. Potrebbe addirittura essere denunciato. Perché in alcuni casi – ha detto il Ministro – si deve procedere d’ufficio, come nelle interruzioni di pubblico servizio”.
Maroni ha anche detto di aver fatto preparare “una relazione dettagliata dall’inizio delle manifestazioni di tutti gli avvenimenti che si sono svolti in ogni singola scuola”. Ciò non significa che tutte le occupazioni verranno automaticamente sanzionate. “Siamo in grado di valutare con saggezza e prudenza, ma anche con il rigore che serve, quando c’è da rispettare la legge. E’ una cosa assolutamente ovvia – precisa il Ministro -: è una cosa ovvia e non è un’iniziativa del Governo”.
Le sue dichiarazioni sono subito rimbalzate tra il mondo studentesco che non ha fatto tardare la secca replica. 
La Rete degli studenti si sente indignata “da come uno dei Ministri della Repubblica dia la precedenza a denunciare delle situazioni pacifiche, facenti parte di una protesta, piuttosto che preoccuparsi degli agitatori che si infiltrano nei cortei con spranghe, coltelli da 15 centimetri e catene, come è successo a Roma (negli scontri di piazza Navona susseguenti all’approvazione del decreto 137 ndr), come è avvenuto a Milano, con il puro scopo di creare confusione e costringere la polizia ad intervenire, mettendo a repentaglio la sicurezza di coloro che manifestano pacificamente”. L’associazione studentesca è convinta “che la priorità di questo Governo sia quella di mantenere la sicurezza sulle strade, come spesso hanno ribadito in campagna elettorale, ma ora l’obbiettivo principale sia quello di sedare questa protesta con ogni mezzo”.
Nei prossimi giorni capiremo se l’avvertimento di Maroni sia finalizzato a smorzare i toni o effettivamente a contrastare con la forza le occupazioni più estreme tutelando coloro che intendono non partecipare alle proteste. Per il momento, a caldo, gli animi sembrano comunque tutt’altro che sopiti.
Alessandro Giuliani

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