Dopo la fiducia della Camera, nella serata del 26 ottobre il Governo Meloni incassa anche quella di Palazzo Madama: al Senato sono arrivati 115 sì e 79 no, con 5 astenuti. La premier, Giorgia Meloni, nel suo intervento assicura: “Manterremo gli impegni, ora subito al lavoro”.
La premier annuncia che si procederà subito con l’innalzamento del contante, mentre sulla gestione del Covid critica la “stretta” degli ultimi mesi sostenendo che non si deve “scambiare la scienza per religione”. Quindi, si oppone al salario minimo. Stavolta non torna sulla Scuola. Lo faranno altri, alleati e non.
A farlo è invece Licia Ronzulli, presidente del gruppo Forza Italia al Senato, che durante il dibattito sulla fiducia rivendica “un Paese che aggancia alla scuola e all’università le prospettive di vita dei nostri giovani, rinnovando il merito, garanzia di uguaglianza, di libertà di scelta e di pari opportunità, che rappresenta l’essenza di una società giusta dove chiunque, nessuno escluso, possa meritare con l’impegno, il sacrificio e la dedizione il futuro che immagina”.
Sempre Ronzulli sostiene che “ha ragione Presidente Meloni (tra le due è tornato il sereno ndr): ci vuole coraggio per prendere per mano il Paese in questo preciso momento storico e puntare a traguardi di libertà, di giustizia, di progresso e di fiducia quando tutto sembra remare contro. Questo coraggio lei lo ha dimostrato, questo coraggio il gruppo di Forza Italia ce l’ha, noi ce l’abbiamo”.
Subito combattiva si è mostrata l’opposizione: secondo Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd, “il discorso della Meloni è stato vago e indefinito: è stato anche il discorso delle assenze. E anche la sua replica ha lasciato molti punti interrogativi. Assente è la transizione digitale. È sparito anche il ministero. Sembra che lei sottovaluti una sfida enorme da cui dipende il nostro futuro e la competitività dell’Italia: è sparita la transizione ecologica a dimostrazione che i conservatori sono i peggiori nemici dell’ambiente e della sostenibilità, da Trump a Bolsonaro”.
Malpezzi si è quindi rivolta alla premier: “Lei ha detto che è un underdog, ha parlato a chi non ce la fa, ma non ha spiegato in alcun modo come intenda aiutare chi non ce la fa, come intenda combattere le disuguaglianze. Anzi ha annunciato che alcuni sostegni, come il reddito di cittadinanza, saranno messi in discussione, e non ha detto una parola contro il male di questo tempo che è la precarietà, soprattutto delle donne e dei giovani”.
“Assente – ha detto ancora Malpezzi – è il lavoro e non cita mai i lavoratori come tali. Nel suo intervento non c’è alcun riferimento a migliori condizioni di lavoro e diritti: salario minimo o innalzamento dei salari per combattere l’inflazione”.
La dem ha ricordato che una proposta il suo partito ce l’ha: “una mensilità in più agendo sul cuneo fiscale, quindi per tutti i lavoratori. Lei non ha parlato neanche un attimo ai giovani precari, atipici, parasubordinati, più o meno falsi autonomi, ai nuovi lavoratori delle piattaforme, delle piccole e piccolissime imprese, alla stragrande maggioranza dei lavoratori”.
Poi è arrivato il riferimento alla scuola: “Alle parole non dette, se ne aggiungono altre usate male. Penso al merito che è una bellissima parola Presidente ma per poter essere premiati le ricordo che, come minimo, bisogna essere messi in grado di gareggiare alla pari. Questo significa che prima di parlare di merito io vorrei che la scuola si occupasse di combattere tutte le disuguaglianze e di garantire che nessun destino sia già scritto”, ha concluso Malpezzi.
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