Vladimir Putin, il nuovo zar di tutte le Russie, eletto con un plebiscito alla guida della confederazione di alcuni degli ex stati sovietici sopravvissuti alla rivoluzione leninista di cento anni fa, incontrando i vertici del suo comitato elettorale, ha detto: “La cosa principale su cui lavoreremo è, naturalmente, l’agenda interna: prima di tutto dobbiamo garantire la crescita dell’economia e renderla innovativa”.
E subito dopo ha aggiunto: “Dobbiamo sviluppare sanità, istruzione, produzione industriale, infrastrutture e altri settori cruciali per far progredire il Paese e aumentare gli standard di vita dei nostri cittadini”.
Come si vede al secondo posto delle priorità, dopo la Salute, ha inserito Putin l’Istruzione, materia, se ci facciamo caso, di cui la nostra classe politica, né prima né ora, sta discutendo, anzi, sembra ignorarla del tutto, se escludiamo qualche lieve accenno di critica o di accusa massiccia, ma senza argomentazione, alla legge 107, conosciuta come “buona scuola”.
Il personaggio che la stampa ci descrive come un simil-dittatore sembra smentire tali asserzioni, considerando appunto che tra le sue priorità c’è l’istruzione.
Sicuramente non sappiamo il livello e la qualità, ma il fatto che ponga la questione fa ben sperare.
In ogni caso bisogna segnalarlo ai vincitori politici di questa campagna elettorale, lunga e violenta nel linguaggio, affinchè anche loro se ne facciano carico, proponendo, visto che il governo del paese a loro è stato affidato dal popolo elettore, non già solo vaghe accuse o ancor più vaghe modifiche, ma dati e numeri reali.
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