L’appuntamento è per il 30 giugno perché alla Camera dei Deputati inizia l’esame del testo unico sugli esodati, in cui si dovrebbe discutere, probabilmente, anche della questione pensionandi di quota 96. La riforma delle pensioni raggiunge forse l’ultimo miglio e punta a togliere dal limbo migliaia di persone ingiustamente penalizzate dalla riforma Fornero. Quello di lunedì, però, è solo il primo passo di un iter lungo che rischia di scavalcare l’estate e protrarsi fino alla fine del 2014. Tra la discussione e l’approvazione infatti vanno a collocarsi emendamenti, passaggi alle Camere e le irrinunciabili vacanze estive. E, data l’uscita unica del 31 Agosto per il personale della scuola, tutto verrebbe rinviato al 2016.
Cesare Damiano, per riformare il sistema pensioni, propone due strade: o il ritorno alle quote pre Fornero o l’introduzione di un maggiore flessibilità sulla base di una tabella di incentivi e disincentivi più sostenibile rispetto a quella attuale. Difatti, l’art. 4 della bozza del disegno di legge intitolato “Repubblica Semplice” prevede per tutti i lavoratori, sia pubblici che privati, di poter lasciare l’impiego in anticipo rispetto ai 66 anni e 3 mesi attualmente previsti dalla legge Fornero. Si potrebbe andare in pensione a 57 anni con 35 di contributi (per i lavoratori dipendenti) e a 58 anni sempre con 35 di contributi (per gli autonomi). L’anticipo della pensione, tuttavia, costerà caro agli interessati. L’assegno sarà infatti interamente calcolato con il metodo “contributivo”, ossia in base ai contributi versati e non con il più vantaggioso “retributivo” sulla base dell’ultimo stipendio. La perdita è stimata in media del 25-30% sulla pensione. Praticamente chi ha versato 35 anni di contributi percepirà una pensione quasi come quella sociale…
Questa norma in realtà già esisteva, ma era riservata alle sole lavoratrici (la cosiddetta “opzione donna”). La ministra Madia ne aveva proposto la proroga al 2018, ma dopo le nuove misure approvate sulla Pubblica Amministrazione, sembra che la cosiddetta misura donna sia stata per il momento accantonata, così come la possibilità per tutti di andare in pensione prima, a 57 anni e 3 mesi, con calcolo della pensione interamente con il sistema contributivo. Staremo a vedere e ci terremo informati.
In questi giorni intanto, i Q96 hanno scritto direttamente al presidente Renzi in modo chiaro e perentorio:
“Caro Matteo, conosci perfettamente la quaestio generata da un errore amministrativo (voluto?!) contenuto nella riforma Fornero… Sono passati 29 mesi, quasi tre anni, un tempo scandalosamente lungo e ancora non si vede una via d’uscita, nonostante la Pdl 249/1186 targata Gizzoni/Marzana, abbia incassato il parere unanime di tre commissioni parlamentari e due risoluzioni, di cui una approvata nel DeF, che impegna il governo a reperire i fondi.(…) Ora #telochiediamonoi basta tergiversare ancora, serve un decreto ad hoc entro giugno… Riporta finalmente la legalità restituendo un diritto scippato ai lavoratori della scuola”.