Dopo aver osservato le riunioni sindacali degli ultimi mesi nelle scuole italiane il movimento GAE IN RUOLO – NON UNO DI MENO denuncia con forza il cambio di rotta dei Sindacati Confederali che da una pseudo lotta politica son passati a cavalcare l’onda lunga dei RICORSI come unica arma contro le vere o presunte storture della legge, allineandosi quindi ai piccoli sindacati di base.
Qual è la funzione dei Sindacati Confederali oggi? Dove son finite le battaglie politiche, le manifestazioni, le assemblee, i tavoli programmatici, la contrattazione? Ormai in una riunione sindacale scolastica si sente parlare al 90 % di ricorsi e stato del contenzioso. È questa la nuova via del sindacalismo italiano? I sindacati dovrebbero difender tutti i lavoratori e non occuparsi della difesa di quelli che possono permettersi un esborso economico per i ricorsi.
Chiunque può osservare nelle proprie scuole questo nuovo modo di agire con volantini (facilmente ritrovabili su internet) appesi alle bacheche Rsu che riportano, come in un menù, una serie infinita di ricorsi.
Da sindacati storici, con migliaia di iscritti, ci aspetteremmo un atteggiamento diverso, ci aspetteremmo una lotta vera per gli interessi di tutti i lavoratori, una lotta politica, forte ed unitaria. Invece cosa abbiamo? Uno spremere continuamente le tasche già magre dei dipendenti della scuola (docenti e ata), un richiede continuamente soldi per difendere dei diritti che dovrebbero coinvolger tutti e non solo i ricorrenti.
Ci saremmo aspettati questo atteggiamento dai vari sindacati minori che son nati come funghi negli ultimi anni e che vivono praticamente di ricorsi, ma un atteggiamento simile dai sindacati confederali è assolutamente da biasimare.
Il business dei ricorsi ormai è sotto l’occhio di tutti e di sicuro i veri vincitori del momento sono gli studi di avvocati molti dei quali si son specializzati in ricorsi scuola. Ma la colpa alla fine non è da imputar ai legali (fanno il loro lavoro), di certo è da imputare a chi ha ormai ridotto l’universo scuola in un cumulo di ricorsi, sentenze e carta bollata. È questa la scuola che vogliono i sindacati? Si son forse dimenticati che lo stipendio base di un insegnante è tra i più bassi d’Europa? Non hanno notato che parlare a favore di aumenti stipendiali e poi spremere gli insegnanti è un atteggiamento contraddittorio?
Per tutti questi motivi chiediamo che i Sindacati Confederali facciano un passo indietro e tornino a fare i sindacati, che tornino a lottare politicamente, che tornino a usare le armi del dialogo, della contrattazione, delle assemblee (vere, non quelle odierne che parlano solo di ricorsi), delle manifestazioni, degli scioperi e che lottino per tutti i lavoratori senza chiedere a delle persone con stipendi minimi, già provate da spese innumerevoli (basti pensare a chi vive a centinaia di km da casa), nuovi esborsi per ricorsi senza fine. Chiediamo una posizione forte e decisa in tal senso perché questo nuovo modo di fare sindacato è irriguardoso verso i propri iscritti e verso la scuola che loro dicono di voler difendere. BASTA RICORSI…Tornare ad essere sindacati veri e forse si potrà sperare in movimenti unitari. Con questo modo di far sindacato si divide, si mette l’uno contro l’altro, si alimentano guerre tra lavoratori, e tutto questo è inaccettabile.
Il nostro movimento si sta battendo per far valutare il punteggio delle paritarie sia nella mobilità, sia nella ricostruzione di carriera. Stiamo lottando per l’assunzione di tutti gli iscritti in Gae, per il potenziamento infanzia, per un aumento significativo del posti in organico di diritto (o dell’autonomia che dir si voglia), per un ritorno degli insegnanti nei luoghi natii, per un controllo effettivo sull’utilizzo dei docenti neo immessi da parte dei Ds, visto che in tanti casi ci si è trovati in situazioni surreali con un utilizzo improprio di docenti che han visto lesa la propria dignità lavorativa. Ma la nostra è e sarà una lotta politica.
Chiediamo ai Sindacati Confederali di appoggiare politicamente le nostre lotte e smetterla una volta per tutte con i ricorsi, gli avvocati ed i tribunali. Si può e si deve vincere ma senza spremere i lavoratori della scuola. Se esiste un diritto deve riguardar tutti i lavoratori, non solo una parte. Se non vi è lotta per tutti non è lotta sindacale.
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