L’autrice delle seguenti riflessioni è insegnante di lettere presso il Liceo Scientifico e Linguistico a Dolo (VE)
“Natura matrigna, progresso ma…io speriamo che me la cavo”
Anche quest’anno le tracce della prima prova degli Esami di Stato hanno riservato delle sorprese…ma del resto, si sa: i professori sono pedanti e noiosi.
A correzione ultimata degli elaborati e ormai nel corso della discussione delle prove con i candidati, si confermano ai commissari umanisti gli aspetti approssimativi della formulazione delle tracce ministeriali.
Innanzitutto i sette argomenti delle varie tipologie in realtà sono riconducibili ad un unico tema, quello del rapporto uomo-ambiente declinato secondo una prospettiva emotiva e pseudosociologica (Natura/Progresso, Progresso tecnologico/Progresso sociale, Civiltà/Natura). E di questo la ministra è andata orgogliosa!
Per la “tipologia A” (l’analisi del testo poetico) si è operata una scelta pretestuosa ai fini dell’attualizzazione della lirica in questione (Versicoli quasi ecologici) e che male ha contribuito alla conoscenza di uno dei più grandi poeti dopo Montale (quanti commenti divertiti da parte dei media sui caproni sconosciuti e i lamantini!E nessuna osservazione sulla prospettiva pessimista dell’ultima frase di un’ apparente poesiola facile facile!). La natura dei quesiti di analisi, alcuni dei quali sostazialmente uguali, hanno evaso la specificità del testo letterario formulando solo nell’ultima domanda la richiesta di vaghe “segnalazioni” stilistiche, assolutamente scevre di interpretazione. L’approfondimento (p. 3) ha dato facoltà al candidato di esporre riflessioni personali sull’argomento ambientalista snaturando così una prova di competenza letteraria in un tema d’attualità di ordine (molto) generale.
Gli ambiti socio-economico (Le nuove tecnologie e il lavoro) e tecnico-scientifico (Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro) si sono intrecciati in più punti sino a confondersi, poggiati ciascuno su documenti similari (di natura giornalistica con informazioni indirette), dei quali uno riporta dati (non aggiornati) di un’indagine (americana), un altro non ha né autore né data (un evidente “tributo” alla Scuola Universitaria di Sant’Anna).
La traccia B3 storico-politica intitolata “Disastri e ricostruzione” ha i contorni disciplinari ancora più sfocati soprattutto per la citazione letteraria di Machiavelli (1513!) che del fenomeno “ruina” non dà un’accezione reale ma retorica, essendo una similitudine del rapporto Virtù-Fortuna.
Il tema di ordine generale (tipologia D), desumibile da un articolo del “Corriere” di Edoardo Boncinelli, è accompagnato da consegne ridondanti e da un’ inconsueta scaletta-guida, certamente suggerita dal nobile intento di facilitare la riflessione ma forse passibile essa stessa di comprensione ed interpretazione. Chissà quanti candidati saranno usciti dal tema!
A scuola dal 1999 la didattica della scrittura è orientata sul (faticoso) insegnamento delle tecniche dell’analisi dei testi d’arte e dei saggi/articoli documentati, con simulazioni rispondenti ai criteri ideativi delle tracce d’esame. Si addestrano gli studenti al rispetto della pertinenza del contenuto (andiamo ammonendo: vi siano conoscenze di Storia, di Letteratura ecc. anche in prospettiva pluridisciplinare, affermazioni motivate!) e della forma comunicativa scelta, ad utilizzare le competenze acquisite dagli ambiti studiati, alla riflessione critica.
Il medesimo rigore metodologico non può mancare nella ideazione e composizione delle tracce di un Esame così importante per i giovani studenti. Quest’anno, scaricato il plico segreto e dopo trepida lettura dei testi, siamo stati investiti prima da incredulità, poi da delusione.
A fronte di una generica facilitazione (il Ministero ha pensato: i ragazzi sono sensibili alla tematica ambientalista, scriveranno di voler rispettare la Natura, di essere disponibili al Volontariato, alla Solidarietà, di spendersi per le Ricostruzioni ecc.), si è infatti avverato il rischio di raccogliere esercizi di retorica della superficialità e delle frasi fatte. Con qualche imbarazzo all’atto della valutazione.
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