Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva e componente della VII commissione cultura alla Camera, nell’appuntamento di Tecnica risponde LIVE del 27 luglio si esprime con prudenza sul mandato di Patrizio Bianchi al ministero dell’Istruzione: “Un bilancio del ministero Bianchi? Chi si è occupato di scuola in questi ultimi due/tre anni ha affrontato le questioni della scuola nella pandemia quindi non voglio dare la croce su nessuno. Quello che mi dispiace è che questi ministri non hanno quasi mai dialogato con la loro maggioranza e con il Parlamento e questo ha portato a diversi errori di valutazione e di prospettiva del loro ministero”.
E in generale sul dibattito dei partiti nel post crisi di Governo, si dice amareggiato: “Siamo all’inizio di una campagna elettorale ma il tema scuola mi sembra uscito dai radar almeno come percorso educativo. Bisognerebbe parlare di cosa la scuola, percorso educativo fatto per i ragazzi, ha bisogno; invece al massimo in campagna elettorale si parla di precariato. Si fanno promesse mirabolanti sul precariato, si rischia di prendere in giro migliaia di persone. Va detta la verità sui percorsi per essere assunti a scuola, bisogna dire le cose come stanno”.
“Ciò che è davvero importante – conclude – è ragionare su cosa serve alla scuola, poi il ministro arriverà. Nel prossimo Governo vorrei qualcuno non tanto che provenga dal mondo della scuola ma che abbia la volontà di ascoltare il mondo della scuola, che è fatto di sindacati, di docenti, di genitori, va ricreata un’alleanza educativa tra scuola e famiglia”.
Anche Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli, è molto cauto sul giudizio relativo al ministero Bianchi, perché dovrebbero entrare a regime le riforme prima di potere esprimere un’opinione, chiarisce.
“Il giudizio sul ministro Bianchi è molto difficile perché gli effetti delle riforme sulla scuola si vedono tipicamente a distanza di una generazione. Ci vuole un intero ciclo scolastico prima di vedere se qualcosa è cambiato. Non mi sento di dare una pagella a una persona di straordinario valore, anche accademico, come Patrizio Bianchi. Forse, semplicemente, nei primi sei mesi di mandato si sarebbe dovuto fare un dibattito più chiaro sugli obiettivi di riforma del Pnrr, questo è tutto,” commenta lapidario Andrea Gavosto.
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