In un intervento a La Repubblica, il leader Pd aveva detto: “Se toccherà a noi ci impegneremo per affrontare questa situazione: formazione offerta ai docenti in servizio per innovare la didattica, nuove tecnologie, scuole aperte tutto il giorno, rilancio della formazione tecnica e professionale, necessaria anche per sostenere il made in Italy e contrastare la disoccupazione giovanile”.
Ma serve anche, aveva sottolineato Bersani: “un nuovo sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti. Dagli anni Ottanta, sono state approvate continue riforme, con una stratificazione di diritti, spesso lesi, e sistemi ingarbugliati di punteggio che hanno alimentato sfruttamento e frustrazione professionale, precarietà di vita degli insegnanti e precarietà dell’apprendere. Bisogna definire un sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento e sappia selezionare i migliori laureati per accedere alla professione di insegnante attraverso numeri programmati per dare una dotazione di personale stabile ad ogni istituto”.
Con queste dichiarazioni si scontrano quelle pronunciate da Elena Centemero, responsabile Scuola del Pdl, che in campagna elettorale aveva detto: “Il Popolo della Libertà vuole una scuola moderna e meritocratica, in cui ci sia una seria valutazione e la valorizzazione dei docenti più preparati. Per questo, una volta al governo, intendiamo rimettere ordine nel pasticcio fatto dal ministro Profumo e dalla sinistra con i Tfa speciali, tornando invece a puntare su percorsi ordinari e ordinati”. “Al contempo, agiremo su una pluralità di altri fronti per migliorare la qualità dell’offerta formativa, favorendo la libertà delle famiglie di scegliere il percorso educativo che ritengono più giusto per i propri figli. Per questo abbiamo individuato nel buono scuola, già sperimentato con successo in Regione Lombardia, un aiuto concreto da estendere in tutto il Paese”.
E poi, rivolgendosi a Vendola, alleato del Pd: “ Ricordiamo a Vendola che chi ha demolito la scuola italiana è quella sinistra di cui lui stesso è parte integrante e che ha sempre concepito la scuola non come un luogo per educare e per crescere gli studenti ma come una fabbrica di consensi attraverso la moltiplicazione dei posti di lavoro”. “Una concezione che ha avuto come unico effetto la crescita smisurata del precariato scolastico. E la demolizione prosegue ancora oggi con il perseverare delle promesse elettorali irrealizzabili. Ultimo esempio la proposta di stabilizzare i precari, per la quale non esiste, allo stato attuale, alcuna possibilità di individuare un’adeguata copertura finanziaria. Al centro della scuola dovrebbe esserci invece la formazione dei nostri giovani, con uno sguardo rivolto verso l’Europa”.
Come si vede sono due diverse visoni del mondo della scuola che si “affrontano”, dove forse gli unici punti di convergenza sono l’edilizia scolastica e il contenimento degli abbandoni che però, relativamente a quest’ultimo aspetto, le strade per rintuzzarli divergono, avviando da subito i ragazzi alla formazione-lavoro, per il Pdl, implementando un biennio unico dopo la secondaria di primo grado, per il Pd, insieme ad altre strategie come il tempo pieno e l’apertura pomeridiana delle scuole.
Stando tuttavia così le cose, con la formazione cioè di un Governo di “larghe” intese con Pd e Pdl, insieme alla lista Monti, e avendo alla guida del Miur un esponente del Pd, nella persona di Maria Chiara Carrozza, che però deve rendere conto anche agli alleati montiani e berlusconiani, quale “Via politica” verrà imboccata da questa inattesa maggioranza governativa? Quale piano e quale piattaforma programmatica passerà per dare finalmente alla scuola quella serenità tanta gridata? Avranno soluzione quelle speranze tanto richieste anche e soprattutto in funzione di una didattica non condizionata da ancora non del tutto dimenticati sventolii di cappi rivolti ai prof fannulloni e incompetenti, in contrapposizione ai docenti “eroi”, cari a Bersani?
Quale carrozzabile dunque, fra le due proposte politiche, imboccherà lo scuolabus guidato da Carrozza? Vedremo certamente nel corso del tempo che succederà, ma con ogni probabilità si metterà in azione un cantiere che in un modo o nell’altro cercherà di unificare le due strade apparentemente opposte (come lo sono destra e sinistra), trasformandole forse in una sorta di unica mulattiera per fare passare a fatica l’ingombrante carovana ministeriale, guidata fra l’altro da altri tre sottosegretari, esponenti degli altrettanti partiti che sostengono il governo Letta, che dovranno, sempre in un modo o nell’altro, insieme viaggiare, insieme convivere e insieme decidere il da farsi lungo il percorso: resisterà la strada con lo scuolabus e i conducenti?
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