I lettori ci scrivono

Quale categoria di lavoratori è bistrattata e presa in giro come i docenti?

Quello che maggiormente mi colpisce, quando sento parlare di scuola dai vari Governi che si sono succeduti nel tempo, è – a mio avviso – la mancanza di conoscenza di cosa sia diventata oggi la scuola: non ha più nulla a che vedere con quella che i vari Ministri frequentavano da studenti e spesso sembrerebbero parlare di un mondo completamente diverso, che non comprendono realmente. Come possono legiferare e intervenire con efficacia su qualcosa che non conoscono?

Trovo gravissimo che tutto il Governo abbia appoggiato (perché di fatto è così) l’ultimo decreto Draghi sulla scuola, che prevede un corso di formazione di 9 (!) anni al termine del quale è già stato deciso che solo un insegnante su cento (8.000 docenti su 800.000) potrà avere la qualifica di “docente esperto” e un relativo incremento stipendiale. Mi chiedo quale categoria di lavoratori è bistrattata e presa in giro in questa maniera.

Questo è il ringraziamento per quanto hanno fatto TUTTI i docenti durante l’emergenza Covid, rimanendo disponibili con email, videochiamate e quant’altro ben oltre all’orario di lavoro? Con email e messaggi di studenti e genitori a qualunque ora del giorno e della sera, sabato e domenica compresi. Non c’è che dire: proprio un bel ringraziamento!

Il nostro contratto è scaduto da anni, siamo gli insegnanti peggio retribuiti d’Europa e la soluzione sembra quella di riversare milioni di euro non per il rinnovo del contratto, ma sull’”alta scuola di formazione” (con stipendi ben diversi da quelli dei docenti) per i “formatori” che dovrebbero formare gli insegnanti?

Oltretutto, il problema della scuola italiana non è assolutamente nella scarsa preparazione degli insegnanti, ma deriva da un problema RELAZIONALE (con le famiglie sempre più invasive e prevaricanti nei confronti dei docenti) e CULTURALE, con una delegittimazione continua e uno svilimento della considerazione sociale del lavoro dell’insegnante. A volte mi sorge il dubbio che possa essere una strategia voluta: siete pagati poco per demerito vostro, perché siete fannulloni e incompetenti. Ora vi formiamo (ma gran parte del denaro verrà dato ai “formatori”) e solo pochi di voi meritevoli avranno l’aumento di stipendio. Pochissimi, perché è scontato che la maggior parte non è meritevole a prescindere.

Dovremmo dirvi grazie?

Dicevo che il problema principale a mio avviso è il rapporto con le famiglie, a cui si è lasciato troppo spazio di intervento. Quando i vari Ministri andavano a scuola e qualche studente prendeva un brutto voto, i genitori con chi se la prendevano? Ora partono subito a contestare i docenti, alla prima insufficienza, andando a lamentarsi con i dirigenti scolastici, che a loro volta richiamano gli insegnanti. Come mai le prove INVALSI danno sovente risultati insoddisfacenti, a fronte di valutazioni scolastiche spesso molto positive? La risposta non è nella scarsa preparazione dei docenti, ma in quanto ho scritto sopra, considerando anche che quando i genitori si rivolgono al TAR, i giudici sovente danno torto agli insegnanti. Non passa mai per la testa di qualcuno che i docenti sono diventati vasi di coccio (che cercano di salvarsi) in mezzo a vasi di ferro? E che il mondo politico invece di tutelarli è concausa di tutto questo? E che basterebbe lasciare gli insegnanti in santa pace nello svolgere il loro lavoro al meglio, senza tirarli continuamente per la giacca?

Di pochi giorni fa è la notizia che uno studente di quinta superiore con ben cinque valutazioni insufficienti (di cui una grave) non era – ovviamente – stato ammesso all’esame di stato; ha fatto ricorso al TAR, che lo ha fatto ammettere e ha superato l’esame.

Esame di stato che, oltretutto, ha il 99.9% di ammessi e il 99.9% di promossi. E quando lo 0.1% viene respinto e fa ricorso capita anche che sia comunque ammesso. Che senso ha?

Come si può andare a scuola e realmente INSEGNARE in un siffatto contesto sociale, in cui ognuno sembra arrogarsi il diritto e le competenze per poter dire agli insegnanti cosa dovrebbero fare?

Un’ultima considerazione: chi sta in silenzio, non solo non riesce a tutelare il proprio lavoro e la propria dignità, ma diventa complice dello sfacelo. Sveglia!

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