Chi ha più peso nella scelta della facoltà universitaria da parte dei neo-diplomati? In base ai risultati dello studio ‘Come e quando i diplomandi scelgono l’università’, realizzati dal dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università Bicocca di Milano, non sembrano esservi dubbi: genitori e amici contano più degli insegnanti. La ricerca, condotta in 24 scuole (12 milanesi, 12 lombarde) nei mesi di aprile e giugno 2010, ha rivelato che per quanto riguarda le fonti di informazione sugli atenei e sulle facoltà, il 60% degli intervistati, in diverse occasioni, si è consultato con gli amici, il 52 con i genitori, il 47% con gli insegnanti e solo il 30 si è informato attraverso un confronto fra le brochure delle diverse facoltà. Per quanto riguarda il rapporto con i prof, sono gli studenti con nessuno dei due genitori laureati o diplomati ad avere maggiore propensione a confrontarsi. Forte propensione al confronto con gli insegnanti, invece, l’hanno dimostrata gli studenti degli istituti professionali (45 per cento contro il 15 per cento dei liceali).
L’indagine, hanno spiegato i responsabili, ha applicato, per la prima volta in Italia, lo ‘Study choice task inventory’: uno strumento elaborato da Veerle Germeijs e Karine Verschueren, due studiose belghe che si sono ispirate ai modelli di analisi delle carriere lavorative.
Praticamente tutti gli intervistati si sono confrontati con i genitori, anche se l’influenza della famiglia sull’abbinamento delle proprie caratteristiche personali con l’ateneo più adatto conta soprattutto per le donne (62% contro 58). Per quanto riguarda, invece, il confronto con gli insegnanti, sono gli studenti maschi a mostrare una maggiore propensione rispetto alle donne (27% contro 23).
La maggioranza degli intervistati, il 55 per cento (è il dato della rilevazione di giugno, due punti percentuali in più rispetto ad aprile 2010), si è dimostrato molto consapevole di dover compiere una scelta importante per la propria vita. In particolare, le ragazze hanno palesato maggior consapevolezza, 61 per cento contro il 40 dei maschi. Solo uno studente su cinque, però, ha dichiarato di riflettere a fondo sulle proprie caratteristiche, capacità e vocazioni, mentre tre su quattro di farlo con un impegno medio.
Passando alla capacità di raccogliere le informazioni sulle facoltà e i corsi di studio, decisive per effettuare la scelta, il dato che emerge non è molto incoraggiante: il 49 per cento degli studenti ha una capacità media di informarsi sulla rosa delle opzioni disponibili. In molti casi, quindi, le notizie raccolte sono apparse generiche e poco utili a compiere una scelta consapevole. Tuttavia, nonostante le informazioni raccolte a monte siano, in moltissimi casi, risultate sommarie, il 61 per cento del campione si è detto determinato rispetto alla scelta compiuta (nella rilevazione di aprile era il 57).
Altra indicazione: in occasione della seconda rilevazione, quella più vicina al momento della scelta, il 45 per cento degli intervistati si è detto deciso a proseguire gli studi (percentuale che sale al 61 se si considerano anche quelli che dichiarano «probabilmente studierò»). Il 18 per cento che andrà a lavorare, con una crescita di 9 punti percentuali rispetto alla rilevazione di aprile. Gli indecisi sono calati dal 15 per cento (aprile) al 9 (giugno).
Tra i corsi di laurea preferiti vi sono quelli del gruppo medico (22 per cento) seguiti, a 10 punti percentuali di distanza, dal gruppo economico-statistico (12 per cento), da quello letterario (11 per cento) e giuridico (8). Ingegneria è al 6 per cento e architettura al 5.