Cosa fanno i giovani diplomati italiani ad uno, tre e a cinque anni dalla fine della scuola? A rispondere la nuova indagine realizzata da AlmaDiploma e AlmaLaurea, che misura, la capacità di inserimento professionale, strumento, accanto all’esito dell’esame di Stato, per valutare il successo formativo del sistema scolastico secondario superiore. “Capire quali scelte, al di là delle intenzioni e dei desideri, i diplomati hanno compiuto per davvero, quali strade hanno seguito (o abbandonato) sino a cinque anni dal conseguimento del titolo, è una sfida importante perché incide sul miglioramento del sistema scolastico, sulle politiche all’istruzione e al lavoro, sull’orientamento”, ha dichiarato Andrea Cammelli, professore di Statistica e direttore di AlmaLaurea.
L’indagine è stata operata su un campione di 48mila diplomati del 2011, 2009 e 2007. Ad emergere come primo dato l’ampliamento significativo della scolarizzazione della popolazione italiana: nel
Tra gli intervistati diplomati nel 2011 il 44% dichiara di essere consapevole di aver fatto un errore nella scelta della scuola. Scelta che, è noto, avviene in un momento particolarmente delicato nella vita di un giovane studente che non ha ancora raggiunto la maturità richiesta da una decisione di tale importanza e viene quindi indirizzato spesso da famiglia e insegnanti della scuola dell’obbligo. Un quarto del campione ha dichiarato che, potendo tornare indietro, cambierebbe sia scuola che indirizzo: il 10,5% ripeterebbe lo stesso corso ma in un’altra scuola, il 9% sceglierebbe un indirizzo diverso nella stessa scuola.
Ad un anno dal diploma, invece, il 60% replicherebbe il percorso già fatto, e tra coloro che varierebbero la scelta: il 24% cambierebbe sia scuola che indirizzo, l’8% sceglierebbe un diverso indirizzo e un altro 8% cambierebbe scuola. I più appagati dalle scelte compiute risultano i diplomati degli istituti tecnici, i più delusi i liceali e gli studenti degli istituti professionali.
Per quanto concerne i dati relativi all’iscrizione all’università, ad un anno dal diploma il 61% degli intervistati continua la propria formazione e tra questi il 49% ha optato esclusivamente per lo studio, mentre il 12% studia e lavora. Il restante 20% è costituito da chi è alla ricerca di impiego (14,5%) e chi invece non cerca lavoro (5%).
A tre anni dal diploma la quota occupazionale cresce: il 24% dei diplomati si dedica esclusivamente al lavoro, il 44% è ancora impegnato negli studi universitari, e tra questi il 21% coniuga le due attività.
A cinque anni dal diploma è dedito al lavoro il 40% dei diplomati, mentre è ancora impegnato negli studi universitari poco più del 30%. Il 17% si dedica sia allo studio che al lavoro. Chi è in cerca di un impiego è l’8%.
A influenzare in maniera rilevante gli esiti occupazionali e formativi dei diplomati rimane il voto di diploma, ovvero le performance di studio: ad un anno dal conseguimento dal titolo risulta esclusivamente impegnato in attività lavorative il 15% dei diplomati con voto alto e il 23% di quelli con voto basso. A tre anni le quote passano a 19% e 30%, a cinque a 33% e 47,5%. L’impegno in un’attività lavorativa pare essere caratteristica peculiare dei diplomati con voto più modesto, la prosecuzione degli studi una scelta che coinvolge i diplomati più brillanti, iscritti all’università nella misura del 70%.
Strettamente correlato alle scelte formative o professionali dei ragazzi è il contesto socio-culturale di origine: fra i diplomati nel 2011 di estrazione borghese, contrariamente a ciò che avviene tra i giovani di famiglia operaia, l’iscrizione all’università è più frequente (78% contro 48%).
A cambiare idea sulla scelta di iscriversi ad un corso di laurea ad un anno dal diploma è il 12%: di questi il 6% ha cambiato idea sul corso di laurea o sull’ateneo scelto e il rimanente 6% ha deciso di abbandonare gli studi.
Per quanto concerne il lavoro, ad un anno dal conseguimento del titolo risulta occupato il 31% dei diplomati, a tre anni il 45%, a cinque anni il 57%. Disoccupato il 33% dei giovani, una quota significativa. Tra i diplomati del 2011 impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa la tipologia più diffusa è quella di lavoro non stabile (31%). Il lavoro stabile riguarda il 19% dei diplomati, mentre elevata è la quota di chi non ha un contratto regolare.
Ma i diplomati sono soddisfatti del lavoro che svolgono? A cinque anni dal conseguimento del titolo, pare di si (voto medio 7,2 su una scala da
E’ chiara dall’indagine e dalle dimostrazioni della teoria economica e dell’evidenza empirica, l’importanza dell’informazione nel mercato del lavoro e, di conseguenza, la necessità di strumenti per l’orientamento dei giovani sia nella scelta della scuola, che nel percorso successivo ad essa. “AlmaDiploma su questo è impegnata da tempo – si legge nel commento ai dati dell’indagine pubblicati sul sito AlmaDiploma – sia dal punto di vista della docuementazione, ma anche con la banmca dati dei diplomati, nata sul modello di AlmaLaurea per i laureati, cui si affianca la piattaforma per l’intermediazione messa a disposizione degli istituti che intendono facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro per i propri diplomati. Le scuole secondarie superiori, infatti, hanno la possibilità di svolgere attività di intermediazione iscrivendosi all’Albo informatico predisposto dal Ministero del Lavoro (www.cliclavoro.gov.it)”.
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