Il tortuoso e a tratti torbido percorso che ha caratterizzato l’iter concorsuale finalizzato
all’arruolamento di nuovi dirigenti scolastici ha generato un ampio, vivace e ci si auspica
fecondo dibattito, tra quanti vi hanno partecipato in qualità di candidati, piuttosto che di
commissari, formatori e sindacati.
Poco chiare fin da subito le modalità di svolgimento assunte dal MIUR: prova nazionale, come da bando ministeriale? Non sembrerebbe, vista la mancata simultaneità dello svolgimento (una parte dei concorrenti ha svolto la prova con 55 giorni di ritardo), a cui si sono aggiunte via via palesi irregolarità che hanno legittimato un fiume di ricorsi da parte di chi ha visto lesi i propri diritti, destando malumori e preoccupazione presso chi, invece, ritiene imparziale e trasparente il proprio vincente percorso personale.
Ignorando totalmente il peso di un giudizio che l’organo competente dovrà emettere a giorni e trascurando che esistono competenze e responsabilità stabilite dalle norme a tutela dei diritti dei cittadini, i succitati soggetti hanno scatenato una vera e propria caccia alle streghe alla ricerca dei “colpevoli”.
Questo è un “concorso di colpe”! In molti siamo consapevoli, vincenti e ricorrenti, che il concorso a Dirigente Scolastico doveva essere bandito con maggiore frequenza, non ad
intervalli di sette anni, per evitare il problema delle reggenze e favorire numeri concorsuali più gestibili.
Molti di noi si stanno chiedendo perché la gran parte delle sigle sindacali e dei poteri
forti si stia schierando dalla parte dello status quo ignorando i fondamenti del Diritto.
Alcuni sindacati sostengono la difesa incondizionata delle ragioni dei “vincitori” del concorso per Dirigenti Scolastici, giustificandola con la necessità di assumere nuovi dirigenti, in vista della ormai prossima ingestibilità del sistema scolastico nazionale: un annullamento della procedura concorsuale, da noi richiesto, sembrerebbe a costoro impossibile, irrealistico, costoso; ma se fosse ritenuto “giusto” dalla magistratura?
Assistiamo a un gioco al massacro tra carnefici e vittime, con tanto di spettatori che incitano gli uni e gli altri: non è questo che vogliamo! Concorrenti esclusi alle prove scritte o agli orali, come pure i concorrenti che sono finalmente approdati con successo al termine della procedura concorsuale, tutti noi dovremmo richiedere, alla luce di quanto accaduto, una verifica sul corretto e legittimo espletamento del concorso, che assicuri il diritto soggettivo di ciascun partecipante e contestualmente tuteli il supremo interesse della collettività, quello di avere, in ruoli così importanti e di prestigio, i dirigenti più preparati.
Anche noi “bocciati” da un concorso a selezione opaca e irregolare abbiamo lavorato, studiato, frequentato corsi e master, ci siamo confrontati e siamo cresciuti, siamo stati sostenuti dai nostri dirigenti e dai nostri colleghi, ci siamo sacrificati per anni. Dobbiamo essere certi di essere stati trattati allo stesso modo.
Il concorso è nazionale, la graduatoria è nazionale e il trattamento è locale. Quale sarà il futuro della scuola italiana per noi se viene accertata una disparità di trattamento nelle selezioni concorsuali? Ci verrà riconosciuta una disparità di trattamento? Come potremo essere risarciti per il danno ingiusto subìto?
Noi ricorrenti abbiamo evidenziato molteplici anomalie e irregolarità e, secondo nostro diritto, abbiamo chiesto agli organi competenti di chiarire quanto riscontrato: dimissioni di commissari, scadenze disattese, fughe di notizie, proroghe strategiche, “ripescaggi” anomali, correzioni frettolose e disomogenee.
A questo punto attendiamo gli esiti delle decisioni giudiziarie, per amore di trasparenza e
giustizia: non siamo stati noi a procrastinare i tempi di un concorso urgente già da anni.
Tuttavia, a chi ha gestito la conduzione del concorso chiediamo che mai più accada quanto è accaduto, che si rispettino tempi e modalità chiare, egualitarie e in armonia con le responsabilità richieste a chi può fare, della nostra scuola, la scuola più bella del mondo.
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