Un abuso di flauto dolce e un debito di storia: così, in un recente incontro nella Sala Buzzati del Corriere della Sera, il maestro Riccardo Muti ha sintetizzato l’insegnamento della musica nella scuola media italiana, mentre nelle superiori non a indirizzo musicale, dopo l’ordinamento della Gelmini, non esiste neppure.
Come anche noi della Tecnica abbiamo riportato, qualche anno fa pure Ennio Morricone si era scagliato contro il flauto dolce e i metodi di insegnamento all’ascolto della musica, mettendo il dito sulla piaga che gli italiani rivelano in genere una scarsa cultura musicale e che dovrebbe essere proprio la scuola a colmarne le lacune.
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Ma qual è davvero la situazione, soprattutto dopo la creazione delle scuole e dei licei a indirizzo musicale, regolata dal decreto 201 del 6 agosto 1999, e la parificazione dei Conservatori all’Università?
È vero che anche in questo l’Italia è indietro rispetto al resto d’Europa?
Secondo qualche esperto di storia e pratica della musica, non dovremmo farci ingannare dalla tipica immagine delle orchestre scolastiche tedesche, né dalla famiglie dell’Europa centrale dove la musica e in modo particolare quella classica si ascolta regolarmente e senza difficoltà alcuna, mentre in città come Vienna è suonata e ascoltato in quasi tutti i luoghi d’incontro.
Tuttavia l’Italia, dice qualche esperto, è uno dei pochi Paesi nel quale si praticano due ore obbligatorie di educazione musicale per tutte e tre le classi, dal 1979, e soprattutto l’Italia punta a un’educazione musicale inclusiva.
“Non andiamo a caccia di talenti. Cerchiamo di far partecipare tutti a un’esperienza che va dal canto all’educazione all’ascolto”.
Il vero problema sarebbe, come sempre, legato ai fondi, alla organizzazione delle scuole e ai locali dove esercitarla, sfruttandone tutte le componenti.
Ci sarebbero inoltre, viene sottolineato, delle vere e proprie eccellenze non solo in termini di progetti scolatici ma anche in termini di riviste e pubblicazioni. L’idea poi che nelle scuole medie si faccia solo e troppo flauto dolce, sarebbe idea sbagliata, anche perché è uno strumento come tutti gli altri. Semmai dovrebbe essere usato insieme ad altri strumenti nella cosiddetta “musica d’insieme” in modo da formare delle vere orchestre all’interno della scuola.