Il 2017 è senza dubbio un anno importante per la riforma del reclutamento docenti: con la fase transitoria si daranno risposte e certezze agli abilitati TFA.
Al contempo, si sta prospettando però il rischio di “un corto circuito” per gli stessi abilitati ed in primis per quelli che il concorso docenti 2016 lo hanno vinto e che sono in graduatoria di merito in attesa di assunzione.
Proprio in questi giorni, il Miur, sulla base di provvedimenti cautelari del Consiglio di Stato, sta predisponendo prove suppletive del concorso a cattedra per migliaia di ricorrenti. Si tratta di una “riproposizione ad hoc” del concorso ad un anno di distanza, sullo stesso programma e a quanto pare dalle prime indiscrezioni, con prove molto simili a quelle del “concorso ufficiale”.
Vagliando le ragioni dei ricorrenti, si comprende che la gran parte di essi è costituita da “non abilitati” che per varie ragioni non hanno potuto o voluto conseguire l’abilitazione con TFA o PAS.
Assistiamo ad una situazione davvero singolare, che fa della scuola, un “mondo a sé”: nel mondo delle professioni è pacifico che senza una specifica preparazione (tirocinio, corsi di specializzazione medica ecc.), la laurea non è sufficiente per intraprendere una carriera. Ma nella scuola pare che questa regola non possa essere accettata.
Questa situazione potrebbe portare al paradosso che i laureati non abilitati saranno idonei per le assunzioni di ruolo, mentre gli abilitati, in attesa della fase transitoria, stazioneranno nelle G.I. per la supplenze.
Abbiamo vinto un concorso accettandone le regole: il possesso dell’abilitazione, conseguita con sacrifici e difficoltà; ora chiediamo che queste regole vengano rispettate da tutti.
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