Nella scuola dell’infanzia la valutazione deve essere formativa e di contesto. Lo stabiliscono le Linee pedagogiche per la scuola 0-6 su cui di recente il Cspi ha anche rilasciato il proprio parere, come ha riferito il nostro vice direttore Reginaldo Palermo.
Ma che significa esattamente valutazione formativa e di contesto? Viene chiarito nella Parte V del documento – COORDINATE DELLA PROFESSIONALITÀ.
Innanzitutto va chiarito che la valutazione di un percorso scolastico va realizzata anche nella scuola dell’infanzia, al fine di mostrare ai genitori del piccolo alunno i traguardi raggiunti, nella consapevolezza – precisa il documento – che i ritmi di crescita sono individuali e non si susseguono in modo lineare.
Il bambino nella fascia 0-6, infatti, compie dei veri e propri scatti di crescita, da un momento all’altro, secondo tempistiche che non sono uguali per tutti. In questa fascia d’età i progressi sono molto diversi da bambino a bambino e sono influenzati da innumerevoli fattori tra i quali:
L’approccio docimologico dovrebbe essere narrativo e descrittivo dei progressi e delle conquiste del singolo e del gruppo. Chiarisce inoltre il documento che va evitata qualsiasi forma di classificazione ed etichettamento in relazione a standard definiti a priori.
La valutazione dovrebbe avere l’obiettivo di individuare l’area potenziale di ogni bambino e di ciascun gruppo in modo da agire entro quest’area per sostenerne la crescita. Un’espressione che richiama subito alla mente il concetto di zona di sviluppo prossimale, di Vygotskij, secondo cui l’apprendimento del bambino si svolge con l’aiuto degli altri, laddove gli altri siano in grado di condurlo a colmare la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale.
Insomma, la valutazione formativa è una pratica prevalentemente riflessiva e qualitativa, che beneficia di documentazioni narrative, verbalizzazioni, osservazioni, diari di bordo, che tengano in considerazione, in termini positivi, ciò che il bambino sa/fa, non ciò che ancora non sa/non fa, nell’ottica di valorizzare e incoraggiare il bambino. Un approccio pedagogico che in molti ritengono debba mantenersi anche nei successivi gradi di scuola.
Il documento ministeriale definisce valutazione del contesto educativo quella relativa all’insieme delle risorse materiali, umane e simboliche messe in atto da una realtà educativa per sostenere e promuovere la crescita dei bambini e di tutti coloro che se ne prendono cura.
Un processo essenziale per riflettere sulla stessa offerta formativa della scuola, al fine di metterla a punto al meglio, anche in corso d’opera, con eventuali interventi correttivi, in un ciclo continuo di progettazione, realizzazione, riflessione e miglioramento.
Questo tipo di valutazione – si legge nelle Linee pedagogiche – richiede una modalità partecipata, deve essere collegiale e coinvolgere l’intero gruppo di educatori/insegnanti e collaboratori e, secondo modalità da regolare, anche altri soggetti quali: genitori, coordinatori, amministratori, ecc.
E ancora: Lo svolgimento in gruppo dell’attività di valutazione porta a rilevare e a individuare in maniera condivisa gli aspetti sia di criticità sia di qualità della propria realtà educativa, da cui possono scaturire assunzioni di responsabilità e azioni sinergiche nel realizzare cambiamenti migliorativi.
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