Politica scolastica

Quali emergenze nella scuola? Ne parla il presidente Andis Paolino Marotta

“I nuovi scenari e le nuove sfide per la dirigenza scolastica” è il tema che ha fatto da filo conduttore del congresso nazionale dell’Andis (Associazione nazione dirigenti scolastici) che si è concluso a  Fiuggi l’11 marzo.
Al congresso hanno preso parte un centinaio di delegati di tutta Italia, in rappresentanza di mille iscritti di 13 sezioni regionali e 18 sezioni provinciali e interprovinciali.
Al termine dei lavori, Paolino Marotta è stato confermato presidente per il prossimo triennio, e proprio a Marotta abbiamo posto alcune domande.

Incominciamo subito con un commento sull’incarico che le è stato confermato. Fare il presidente di una associazione come l’Andis è certamente impegnativo:  ma è più faticoso o più entusiasmante?

La fiducia che ha voluto accordarmi il Congresso rieleggendomi alla presidenza con il 75% dei voti mi impegna a proseguire l’azione già avviata nei riguardi della politica rispetto ad alcune proposte di modifica del quadro normativo riguardante la dirigenza scolastica.
Si tratta senza dubbio di un incarico di grande responsabilità, certamente faticoso se consideriamo la dimensione e l’articolazione territoriale della nostra associazione e soprattutto il particolare momento di  problematicità che attraversa la scuola e l’amministrazione all’interno di uno scenario a dir poco confuso e preoccupante.
Penso di dover fare appello ancora una volta alla mia capacità di resilienza, ma ancor più alla collaborazione forte e competente di tanti colleghi che mi sono vicini, i componenti del direttivo nazionale uscente, il nuovo direttivo, i presidenti delle sezioni territoriali e i tanti amici esperti che ci supportano nell’elaborazione culturale e professionale e nelle attività di formazione.
Ci metterò ancora passione e dedizione, perché sento molto la responsabilità di rappresentare un’associazione davvero importante. Come abbiamo affermato nel logo celebrativo del trentennale si tratterà ancora una volta di “appassionato impegno”.

Quali sono a suo parere le tre emergenze più serie che oggi la scuola deve affrontare?

Le indagini sugli apprendimenti (sia nazionali che internazionali) segnalano da tempo un sensibile ritardo del sistema scolastico italiano nel raggiungimento degli obiettivi educativi indicati dall’U.E., insieme ad altre importanti criticità come gli alti tassi di dispersione e di abbandono e la forte variabilità territoriale dei risultati di apprendimento tra Nord e Sud.
Questo scenario dovrebbe spronare i decisori politici a realizzare un serio riassetto del nostro sistema di istruzione perché diventi più efficace, equo ed inclusivo.
Bisognerebbe in ogni caso partire dal miglioramento della didattica (come sostiene l’INDIRE), favorire un approccio all’istruzione e alla formazione fondato su strategie capaci di rendere l’insegnamento maggiormente personalizzato e di collocare realmente lo studente al centro del processo educativo.
La scommessa è quella di investire su una nuova figura di insegnante che sappia essere educatore attento ai modi di essere e di apprendere dei ragazzi del nostro tempo, ma anche capace di trasformare la lezione in una grande e continua attività laboratoriale
A fronte delle vecchie e nuove emergenze educative le politiche pubbliche dei vari governi che si sono succeduti negli ultimi decenni non hanno fatto molto per affermare la centralità del ruolo della scuola né tanto meno per sostenere la dignità e il lavoro degli insegnanti, a partire dalla loro formazione e dal riconoscimento di un loro più elevato status socio-economico.
Credo che sia proprio questa l’emergenza più grave, la mancanza di una visione sul futuro della scuola da parte dell’intera classe politica italiana.

Qual è la posizione dell’Andis sulla legge 107 e su come essa è stata attuata in questi due anni e mezzo?

Inizialmente l’ANDIS aveva accolto con favore l’impegno del Governo di rilanciare l’autonomia scolastica con un cospicuo stanziamento di risorse finanziarie ed un piano straordinario di immissioni in ruolo. Nel corso della formazione della legge 107, poi, ma ancor più nei primi due anni di attuazione, abbiamo dovuto rivedere questo giudizio segnalando a più riprese alcune carenze dell’impianto normativo e soprattutto le enormi criticità insorte in sede di applicazione.
L’Associazione ha chiesto più volte al Ministero di garantire tempistiche sostenibili e di fornire alle istituzioni scolastiche indicazioni più coerenti e tempestive, suggerendo tra l’altro di organizzare sistematiche conferenze di servizio come occasione di diffusione di informazioni univoche e momenti di confronto tra i dirigenti scolastici e l’amministrazione.

Ci sono forze politiche che, non da oggi,  parlano di cancellazione della legge. Ma la scuola ce la fa a reggere questi continui cambiamenti ?

Nessuna delle forze politiche che hanno partecipato alle recenti elezioni ha sostenuto la cancellazione dell’intera legge. Il programma elettorale della coalizione di centro destra propone di abolire solo alcune parti della legge 107, come l’Alternanza. Il programma del Movimento 5 Stelle prevede dal canto suo l’abrogazione delle norme relative alla chiamata diretta dei docenti, agli ambiti territoriali, alla obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro.
Aspettiamo intanto di vedere se nasce un governo e con quali prospettive.
In ogni caso non ritengo che il prossimo Esecutivo, chiamato a rispondere a mille emergenze del Paese, abbia interesse a mettere mano all’impianto che la legge 107 ha così faticosamente implementato negli ultimi tre anni.
Credo che non se lo augurino le scuole, e forse nemmeno gli insegnanti, che hanno tanto protestato contro le innovazioni introdotte dalla 107.
Auspico che il nuovo Ministro dell’Istruzione voglia confrontarsi con le organizzazioni sociali che rappresentano le diverse categorie del personale della scuola, perché le soluzioni ai problemi sul tappeto ed eventuali correzioni dell’impianto esistente possano essere ricercate insieme, nell’interesse del bene comune, lasciando da parte logiche di bottega.

L’Andis è una associazione di dirigenti scolastici.
La prospettiva di diventare anche un sindacato è del tutto assente oppure ogni tanto ci pensate?

Nei trent’anni di vita dell’associazione la questione è stata posta in diversi congressi, ma ogni volta la maggioranza dei delegati ha deciso che l’ANDIS dovesse conservare la sua natura associativa.
Siamo stati sempre convinti di voler essere l’organismo professionale e culturale disegnato dal nostro Statuto per “sostenere e promuovere la modernizzazione della scuola della Repubblica e la qualità della sua offerta formativa; rappresentare e tutelare adeguatamente, nelle sedi opportune e nelle forme consone alla sua natura, gli interessi legittimi, la professionalità, la funzione e il prestigio dei dirigenti scolastici”.
L’ANDIS ha sempre nutrito l’ambizione di poter essere la “casa comune” dei dirigenti scolastici, il luogo del confronto libero e democratico sui temi di natura culturale e professionale che attengono al dirigere le scuole.
Siamo fermamente convinti che mai come oggi alla categoria vada presentato il valore dell’associazionismo professionale come alternativa all’isolamento ed anche alle diverse appartenenze sindacali, che spesso fanno perno sulla differenziazione delle posizioni piuttosto che sulla possibilità di condividere traguardi unitari nell’interesse della dirigenza scolastica.

 

 

Reginaldo Palermo

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