Riportiamo di seguito l’intervento della sen. Vanna Iori del Partito Democratico (inviatoci dal Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento).
L’annosa vicenda dei diplomati magistrali richiede che sia fatta chiarezza. Per questo, dobbiamo ripartire dal sistema attuale di reclutamento dei docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria che coinvolge bambini, famiglie, insegnanti e Facoltà universitarie.
Il Testo Unico che contiene tutte le disposizioni legislative in materia di scuola stabilisce che il reclutamento degli insegnanti si basi per metà sullo scorrimento delle graduatorie concorsuali di merito (GM) e per l’altra metà sullo scorrimento delle graduatorie permanenti trasformate nel 2007 in graduatorie ad esaurimento (GAE). Alle GM possono accedere i vincitori di concorso mentre le GAE comprendono i docenti in possesso di determinati requisiti (concorso, corso abilitante, laurea in Scienze della formazione primaria conseguita entro l’anno 2007-2008).
Il diploma magistrale costituiva titolo per l’inserimento nelle GAE solo se accompagnato dall’idoneità concorsuale sino al concorso 1999/2000 e da un titolo di idoneità conseguito attraverso procedure riservate, che negli anni sono state previste per i dm con almeno 360 giorni di servizio.
La laurea in Scienze della Formazione primaria costituisce titolo di accesso alle GAE solo per gli iscritti ai corsi di laurea entro l’anno accademico 2007/2008. È stata prevista una fascia aggiuntiva per chi abbia conseguito il titolo di laurea entro l’anno accademico 2010/11. Tutti gli altri laureati in SFP sono iscritti alle graduatorie d’istituto (GI) che danno diritto alle supplenze e a partecipare alle procedure concorsuali per titoli ed esami.
Anche i diplomati magistrali ante 2001/2002 hanno diritto ad essere inseriti nelle GI poiché il titolo conseguito è considerato a tutti gli effetti abilitante.
Quindi, sia i diplomati sia i laureati in SFP possono ottenere le supplenze e partecipare al concorso che consente di accedere al ruolo. Questo secondo le disposizioni di legge.
Nel corso degli anni, nonostante la norma apparisse chiara, alcuni diplomati magistrali -ritenendo che il loro diritto di accedere alle GAE – fosse stato leso, hanno fatto una serie di ricorsi per ottenere l’inserimento. Molti di questi ricorsi sono stati vinti e i diplomati sono entrati in ruolo, laddove c’era la cattedra disponibile, o hanno ottenuto le supplenze in via prioritaria rispetto ai colleghi inseriti nelle GI o a quelli delle GAE (con punteggio inferiore).
Per dirimere la questione è intervenuta, lo scorso mese di dicembre, l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha pronunciato una sentenza che ha chiarito in via definitiva che “il possesso del solo diploma magistrale, anche se conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie a esaurimento (GAE)”. Tale pronunciamento è intervenuto quindi a chiarire una delle situazioni più complesse che la scuola abbia affrontato negli ultimi anni: quella relativa al reclutamento del personale nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria.
Nel frattempo, 2000 insegnanti sono stati assunti con sentenza passata in giudicato e resteranno al loro posto. Altri 7000 circa sono stati assunti a tempo indeterminato con un contratto che prevede una clausola risolutiva (e la maggior parte di essi si trova al Nord). I più numerosi (43mila docenti circa) sono entrati in GAE in seguito a sentenza cautelare e attendono la sentenza individuale di merito. Mentre 27 mila docenti circa sono stati inseriti negli anni, a seguito del conseguimento dell’idoneità tramite concorso o corso riservato, e non rischiano di essere esclusi dalle GAE.
L’esecutivo Gentiloni, per non compromettere la continuità didattica, aveva stabilito che fino al termine dell’anno scolastico scorso nessun docente sarebbe stato sollevato dal suo incarico, nonostante la sentenza dovesse essere applicata. In tal senso, 43 mila supplenze non sono state toccate e i docenti sono rimasti in carica fino alla fine dell’ultimo anno scolastico.
Inoltre il MIUR aveva chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato per capire come tutelare i docenti assunti e, una volta reso (si prevede che possano mantenere il ruolo solo i 2000 docenti con sentenza passata in giudicato mentre per tutte altre situazioni bisognerà dare corso a quanto stabilito dal CdS).
La Ministra Fedeli – a fine legislatura – ritenendo che fosse il Parlamento a dover risolvere la situazione, lo invitato ad un rapido intervento.
Il Pd ha presentato una proposta di legge a prima firma Malpezzi che intende tenere insieme i diritti di tutti i docenti coinvolti, consentendo una soluzione equa e di lunga durata. La proposta di legge prevede una fase transitoria in cui si istituiscono graduatorie di merito regionali e provinciali alle quali possono accedere, previo superamento di una prova orale non selettiva e tenendo in dovuta considerazione titoli e servizio (con particolare attenzione al titolo conseguito in SFP), tutti gli abilitati delle graduatorie di istituto. Nel frattempo, al fine di tutelare la continuità didattica per gli alunni, si prevede che il personale già assunto in ruolo a seguito di inserimento con riserva nelle graduatorie ad esaurimento, sia mantenuto in servizio, quale supplente annuale, sul posto occupato nell’anno scolastico 2017/2018, sino alla pubblicazione delle graduatorie provinciali e regionali di cui sopra. Il suddetto personale, se inserito nelle graduatorie di cui all’art. 3, viene ulteriormente mantenuto in servizio quale supplente annuale, al fine di garantire la continuità didattica, successivamente alla pubblicazione delle graduatorie stesse, e sino all’assunzione in ruolo.
La questione rimane ancora in attesa di soluzione ed è stata portata in aula l’interrogazione urgente del partito Forza Italia, a prima firma Bernini, che chiedeva al Ministero un chiarimento.
La risposta del Sottosegretario Salvatore Giuliano è stata una non-risposta. Con l’articolo 4 del decreto dignità, è stata infatti inserita una disposizione che – come affermato ieri dal sottosegretario stesso nel corso della risposta sul tema nell’aula del Senato – “concede all’amministrazione un termine di centoventi giorni per dare esecuzione alle sentenze. Tale intervento normativo consente, pertanto, all’amministrazione di usufruire dei tempi necessari per porre in essere tutti gli adempimenti amministrativi conseguenti all’esecuzione delle sentenze, senza che ciò possa mettere in pericolo l’ordinato avvio del prossimo anno scolastico”.
In realtà, si tratta semplicemente di un rinvio che, da una parte, rischia di compromettere il regolare avvio del prossimo anno scolastico e, dall’altra, non dà risposta ma penalizza molti docenti che attendono che la politica sani questo vulnus. Mi riferisco, in particolar modo, ai laureati in Scienze della Formazione primaria, ai docenti iscritti alle GAE e ai vincitori di concorso.
Mi preoccupa, soprattutto, la situazione dei laureati e laureandi in SFP perché questa vicenda li penalizza enormemente, rendendo quasi inutile il titolo quinquennale conseguito e fa passare l’idea che la formazione degli insegnanti non sia condizione necessaria per il buon funzionamento del sistema scolastico.
Attendiamo quindi una soluzione che tenga insieme il diritto dei bambini ad avere una maestra per tutto l’anno scolastico e le legittime aspettative di tutti i docenti interessati. Purtroppo, il governo, congelando la situazione, non mette in sicurezza il prossimo anno scolastico e non dice una parola sul percorso di stabilizzazione che i docenti aspettano da molto tempo.
Coordinamento Nazionale
Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento
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