Quali sono i problemi della scuola italiana? Ce lo siamo chiesti molte volte: secondo i dati elaborati da Demos per l’Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, la prima questione da affrontare è la mancanza di risorse per la didattica (29%), seguita dallo scarso collegamento con il mondo del lavoro (17%) e dalla bassa qualità degli insegnanti (16%). La mancanza di sostegni economici per famiglie in difficoltà viene indicata dal 13% degli intervistati, mentre è uno su dieci a vedere nella violenza negli istituti il primo problema da risolvere; chiude la lista l’inadeguatezza dei programmi (5%). Piuttosto ampia la quota di persone che non si esprimono (7%).
Il 29% individua nella mancanza di fondi e risorse per la didattica la questione più urgente da risolvere. Rispetto al 2005, possiamo osservare una maggiore attenzione degli intervistati su questo aspetto (+7 punti percentuali). La sensibilità verso la carenza di soldi riguarda soprattutto quanti sono ancora coinvolti in percorsi formativi (45% tra i 15 e i 24 anni) e coloro che hanno recentemente concluso il proprio percorso scolastico (34-35%, 25-44 anni). Coerentemente, tra le categorie socio-professionali sono proprio gli studenti (47%) a mostrare la maggiore attenzione per questo aspetto, seguiti da liberi professionisti (43%), disoccupati e impiegati (entrambi 35%). Dal punto di vista politico, invece, rileviamo una presenza superiore alla media di elettori del Pd (33%) e di FI (36%).
Dopo la scarsità di risorse economiche, i nordestini puntano il dito sullo scarso collegamento con il mondo del lavoro (17%) e il dato appare sostanzialmente stabile rispetto alle rilevazioni passate considerate. Guardando all’età, emerge come questa preoccupazione sia sentita soprattutto dalle persone che scrutano il mondo del lavoro o si affacciano ad esso (15-25 anni, 23%; 25-34 anni, 32%), oltre che dagli adulti (55-64 anni, 21%). Interessante è che questa carenza venga individuata soprattutto dagli imprenditori (28%) e dai funzionari (24%).
La qualità degli insegnanti viene messa in discussione dal 16% degli intervistati e anche questo fattore non sembra essere sensibilmente mutato nel corso del tempo. I settori sociali che individuano questa priorità vedono una presenza superiore alla media di persone di età centrale (45-54 anni, 20%), liberi professionisti (30%), operai (22%) e imprenditori (21%).
La mancanza di sostegni economici per famiglie in difficoltà raccoglie il 13% dei nordestini e non mostra variazioni degne di nota nella serie storica. La percentuale tende a crescere tra le persone tra i 45 e i 64 anni (17-22%), oltre che tra casalinghe (18%) e disoccupati (22%). Politicamente, infine, sono gli elettori della Lega Nord (22%) a sollevare più di altri la questione relativa al sostegno degli studenti provenienti da famiglie povere.
Come cambia questa classifica nei diversi gruppi socioprofessionali? Per gli operai, il problema principale è l’inadeguatezza dei programmi (25%), seguita dalla carenza di fondi per la didattica (21%). Gli impiegati, invece, si concentrano maggiormente sulla scarsità di risorse per l’insegnamento (26%) e sul debole collegamento con il mondo del lavoro (18%). Gli imprenditori sono preoccupati sia per la bassa qualità degli insegnanti che per la mancanza di risorse (entrambi 24%). I liberi professionisti, invece, danno priorità alla scarsa qualità del corpo docente (32%) e alla carenza di fondi (26%).
Pensionati e casalinghe mettono al primo posto la violenza nelle scuole (rispettivamente 28% e 35%) e, in misura minore, la qualità degli insegnanti (14% e 17%). I disoccupati ritengono più urgente intervenire sull’aggiornamento dei programmi (24%) e sulle risorse destinate alle famiglie bisognose (19%). Infine, gli studenti concentrano la loro attenzione su due temi principali: l’inadeguatezza dei programmi (42%) e lo scarso collegamento con il mondo del lavoro (23%).
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