Uno dei sistemi per valutare la scuole e la qualità dalla loro offerta formativa consiste nel verificare il rendimento degli studenti attraverso i risultati raggiunti.
Il problema della qualità delle scuole, in Italia strettamente connesso al processo di autonomia, organizzativa, didattica, finanziaria e di ricerca, dopo decenni di studi e di discussioni a livello accademico, da qualche anno è stato affrontato dal Cede.
Ciononostante al momento non esiste ancora, non sono state create le strutture né il conforto di alcuna normativa. Il Servizio Nazionale della Qualità dell’Istruzione stenta ad avviarsi.
Il ritardo oggi già grave, perché l’autonomia comporta una pluralità delle offerte formative e la possibilità di scelte da parte dei genitori, diviene scottante nel momento in cui si ripropone il problema della parità scolastica e si ipotizza un sistema scolastico in cui siano integrate le scuole statali e non statali, paritarie o private che siano.
Può essere, perciò, utili conoscere quanto si sta facendo fuori dai nostri confini e assumere con valore paradigmatico, non certo per replicare le strategie e le soluzioni adottate, giacché ogni sistema scolastico ha una sua tipicità derivante dalla storia e dalla cultura di un determinato Stato.
Negli Stati Uniti, ad esempio, il Senato ha approvato con 91 voti favorevoli e 8 contrari la riforma del sistema scolastico voluta dal presidente George Bush, la più importante riforma dal 1965.
Per valutare il livello degli istituti scolastici, la riforma prevede test annuali obbligatori per tutti gli studenti.
Alle varie scuole sono concessi tre anni per raggiungere gli standard minimi.
Se le scuole non superano la prova di valutazione con risultati positivi, si vedono sospesi i finanziamenti federali e, conseguenza molto più grave, vengono obbligate a licenziare i docenti e a rinnovare il piano didattico.
Nella prima applicazione della riforma, tuttavia, le scuole di scarsa qualità vengono sostenute con finanziamenti supplementari.