Insegnare ai ragazzi l’importanza della Costituzione, privandoli di alcuni dei diritti fondamentali da essa previsti: le libertà di pensiero, opinione, espressione. Non è un gioco di ruolo. È il paradossale ma significativo esperimento che, a mio avviso, in questi giorni sta attuando la dirigenza del liceo “Fermi” di Cosenza.
Il prossimo 1 febbraio sarà in città il presidente della Corte costituzionale, Paolo Grossi. Verrà per incontrare le ragazze e i ragazzi di questo liceo scientifico. La scuola ha già definito l’impegnativo percorso propedeutico al prestigioso confronto: l’ “evento” si preparerà in alcuni “dipartimenti”!
Gli istituti scolastici oggi infatti sono riorganizzati in “dipartimenti”. Del sistema d’istruzione universitaria nelle Medie e Superiori non c’è traccia. Però dall’università la scuola ha mutuato le soluzioni innovative: crediti, debiti, dipartimenti.
Quelli di Geo-storia (per il biennio) e Filosofia (per il triennio) del liceo “Fermi” per i prossimi giorni sono chiamati a svolgere un compito delicatissimo: “avranno cura di preparare gli studenti e guidarli nelle domande da porre al presidente Grossi nel corso della manifestazione”. E siccome la scuola-azienda prevede che i docenti diveniamo pure talent scout, si rincara la dose “anzi, due giorni prima si riuniranno i rispettivi coordinatori di dipartimento e concorderanno quali, quante domande e soprattutto quali alunni potranno partecipare all’incontro”.
Così recita una mail della “coordinatrice dei coordinatori dei dipartimenti” (nientepopodimenoché!), la quale ovviamente non può non parlare che a nome e per conto della dirigente. Questo si intende per “partecipazione attiva e consapevole”?
Ma cosa dovrò dire agli studenti ed alle studentesse in classe, oltre naturalmente ad approfondire la conoscenza della struttura e delle funzioni di questo Organismo? “Questa domanda si può fare e quest’altra no? Tu puoi parlare e tu invece no? Tu puoi venire al’incontro e tu no? E comunque le domande prima dovete darle alla dirigente, cari ragazzi!”. Tutto questo non ho alcuna intenzione di farlo. E non intendo farlo per rispetto ai miei giovani studenti, alla dignità del mio lavoro che mira costitutivamente allo sviluppo delle capacità analitiche e dello spirito critico, a quello che nella Costituzione ci sta scritto, a chi la ha scritta, a chi ha perso la vita affinché il popolo italiano fosse libero dalla dittatura fascista ed avesse questo documento.
Se ci dovesse essere un ordine di servizio che impone queste disposizioni, senza alcuna esitazione, trattandosi di atto palesemente illegittimo, disubbidirò.
Ma perché tutto questo? Ufficialmente, perché la dirigente vuole saperlo “a fini organizzativi” (chissà mai quali saranno?). Di fatto però così la preside esercita una forma di censura preventiva. Le consiglierei per il prossimo triennio una nuova disciplina da inserire nel PTOF del “Fermi”: educazione al “Grande Fratello”… quello di Orwell!
Francesco Gaudio
docente di storia e filosofia al “Fermi”
e presidente del Direttivo provinciale della FLC-CGIL di Cosenza
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