Nel suo primo discorso alla Camera come ministro dell’Istruzione, il 13 aprile 1861, (Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883)
Il programma che Francesco De Sanctis espose e che traeva una sua organicità sostanziale dalla visione etico-politica da cui era ispirato.
Prima sua cura fu una consistente diffusione dell’istruzione elementare per sconfiggere l’analfabetismo, fenomeno molto grave come rilevato dal primo censimento dell’Italia Unita, in cui si confermava un tasso di analfabetismo nell’ordine del 78%.
L’ignoranza costituiva per De Sanctis l’alleata più potente della reazione, la condizione stessa perché la reazione esistesse tra gli strati delle popolazioni che necessitavano l’applicazione di urgenti riforme. L’istruzione doveva costituire per De Sanctis l’unica maniera per trasformare la plebe in popolo libero, consapevole dell’importanza della trasformazione politica della nazione, delle tante lotte dei patrioti, del sacrificio per la conquista dell’Indipendenza e della libertà.
Testualmente ebbe a dire: “Non sono liberi i contadini ignoranti delle province napoletane…la cui anima appartiene al confessore, al notaio, all’uomo di legge, al proprietario, a tutti quelli che hanno interesse d’impadronirsene”.
La priorità attribuita all’istruzione elementare e popolare, che comportava una dovuta attenzione verso le regioni meridionali, per un napoletano come De Sanctis significava primariamente creare le condizioni indispensabili per un’affermazione del Mezzogiorno nello Stato Unitario, a cui tantissimi patrioti del Sud, lui compreso, avevano contribuito in maniera determinante nel corso degli anni del Risorgimento.
Lo strumento di cui si poteva subito disporre era la Legge Casati, criticata da Cattaneo il quale la riteneva inadeguata. De Sanctis riteneva che si poteva applicarne le parti buone e rigettare quelle ”difettose e intollerabili”, affermando alla Camera che a volte “l’ottimo è nemico del bene”.
Il nesso tra rinascita popolare e rinnovamento culturale, che aveva caratterizzato il processo risorgimentale dal suo inizio, era così ribadito da un letterato e patriota che aveva avuto sempre vivissima la consapevolezza del rapporto sinergico tra cultura e politica.
In tal senso Francesco De Sanctis operò con il suo impegno, quale ministro della Pubblica Istruzione, nei due gabinetti di cui fece parte, l’ultimo ministero Cavour dal 23 marzo al 6 giugno 1861 e il ministro Ricasoli dal 12 giugno 1861 al 3 marzo 1862.
Già il 27 aprile, a pochi giorni dall’enunciazione del suo programma alla Camera, De Sanctis inviava una circolare agli intendenti generali, ai provveditori agli studi e agli ispettori delle scuole primarie, ribadendo la necessità “ che non solo ogni comune ma sì pure ogni borgata alquanto notevole”, con una popolazione, cioè, superiore ai 500 abitanti, avesse la sua scuola elementare maschile e femminile.
La circolare emanata dal primo ministro dell’Italia Unita concludeva in tal modo: “Dalle quali avvertenze ricaveranno i signori Intendenti generali, i Provveditori e gl’Ispettori che ora il pensiero del Ministro sottoscritto si volge soprattutto a quelle scuole che sono destinate indistintamente per tutte le classi e particolarmente per quelle che non avrebbero modo di istruirsi e che per supremo debito vogliono essere preservate dal peggior de’ mali, quello dell’ignoranza”.
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