Attualità

Mare Fuori continua a fare parlare di sé: a Bari una baby spacciatrice di 14 anni vuole diventare Rosa Ricci

Ne hanno parlato tutti, stampa, televisioni, social. Ne abbiamo parlato anche noi, perché la serie “Mare Fuori” si è trasformata in un fenomeno socio-culturale di una portata forse mai vista prima. Basta un solo numero: 1.136.202. Sono le visualizzazioni, in sole due ore, dei primi sei episodi della quarta serie, pubblicati su RaiPlay alla mezzanotte del 1° febbraio scorso. Tanto che il giorno dopo, nelle classi di mezza Italia, i professori hanno dovuto fare i conti con schiere di ragazze e ragazzi mezzo (o del tutto) addormentati sui banchi.

Un buon esempio per gli adolescenti? Un cattivo esempio? Né buono, né cattivo, hanno giustamente tenuto a sottolineare i giovani attori della serie, giusto una fiction che non ha alcuna pretesa di impartire insegnamenti morali.

E tuttavia… arriva ieri da Bari – come riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno  – una notizia che farà discutere una volta di più: una ragazzina di 14 anni colta in flagranza mentre spacciava droga nel quartiere San Pasquale di Bari, ha dichiarato ai carabinieri che l’hanno fermata: “Voglio essere come Rosa Ricci di Mare Fuori”. Rosa Ricci, sia detto en passant per i pochi che non la conoscessero, è uno dei personaggi di punta della serie, non ancora diciottenne ma già ben dentro i meccanismi criminali della sua famiglia.

Una frase choc, se si pensa – sottolinea il quotidiano – alla giovanissima età della ragazza che l’ha pronunciata e al fatto che appartenga a una famiglia di onesti lavoratori in nessun modo legata alla criminalità organizzata. La giovane girava a bordo di un grosso scooter, senza patente né documenti, con addosso 30 grammi di hashish, destinati probabilmente a essere venduti a ragazzi suoi coetanei.

Quindi, come la mettiamo? “Mare Fuori” da demonizzare perché cattivo modello per i ragazzi? La scuola dovrebbe prevedere delle visioni guidate della serie per orientare la visione degli alunni? Mah… ci sembra un’idea un po’ balzana, sarebbe come dire che a scuola andrebbero programmate visioni guidate di decine e decine di altre serie e film che di certo non forniscono esempi di vita sani e morigerati ai nostri adolescenti: “La Casa di Carta” offriva forse modelli migliori rispetto a “Mare Fuori”? O c’erano per caso dei personaggi di sani principi nei celeberrimi cartoni animati di qualche anno fa, genere “South Park” o “I Griffin”, visti e amati anche dai bambini? E che diciamo di tutte le saghe malavitose come “Gomorra”, “Suburra”, “Narcos” e così via di crimine in crimine?

Allora, smettiamola di coinvolgere la scuola ad ogni uscita di serie TV che non ricalchi modelli deamicisiani. La ragazzina barese che vorrebbe diventare Rosa Ricci e tutti gli altri suoi coetanei che ambiscono a emulare i personaggi di “Mare Fuori” sono degli adolescenti che spesso crescono con genitori  economicamente fragili e culturalmente privi di strumenti, impreparati a esercitare il ruolo di padre e madre, che faticano e lottano per la sopravvivenza, vittime di soprusi e vessazioni da parte dei prepotenti di turno. Da qui la voglia di rivalsa dei figli, da ottenersi qui e subito. In tutto questo, la Scuola è sempre in prima linea, ma cosa può fare se non turare qualche falla, riparare qualche guasto, applicare un cerotto su una ferita curabile? La Scuola fa quello che può.

Gabriele Ferrante

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