“E’ offerta l’opportunità di riconoscimento della crescita professionale nell’esercizio della funzione docente per favorire una dinamica retributiva e professionale in grado di valorizzare le professionalità acquisite con particolare riferimento all’attività di insegnamento. Essa consiste nella possibilità per ciascun docente… di acquisire un trattamento economico accessorio consistente in una maggiorazione pari a 6milioni di lire….”
E poi: “Alla maggiorazione potrà accedere almeno il 20% del personale di ruolo … e comunque un numero di destinatari del beneficio economico da determinare in sede di contrattazione integrativa nazionale ….”
Per concludere: “La procedura si articola nella valutazione del curricolo professionale e culturale, debitamente certificato, e in prove riguardanti la metodologia pedagogico – didattica e le conoscenze disciplinari, da svolgersi anche mediante verifiche in situazione”
Sono i passaggi più significativi dell’articolo 29 del CCNL sottoscritto nel maggio del 1999 fra l’Aran e Cgil, Cisl, Uil e Snals.
Come si può constatare, la proposta contenuta nel “Piano Renzi” in materia di sviluppo di carriera non si discosta molto da quanto gli stessi sindacati del comparto scuola firmarono 15 anni. La differenza sta forse nelle cifre: nel 1999 si parlava di 6milioni di lire mentre oggi si discute di 60euro mensili, pari cioè a 780 euro all’anno netti, corrispondenti quindi a circa 1.100/1.200 euro lordi.
Ma non è questo il punto che i sindacati sembrano voler mettere in discussione. Al centro delle critiche c’è proprio l’idea stessa di legare gli aumenti a procedure valutative di qualche tipo oltre che il timore che una parte della categoria debba attendere molti anni, troppi, per poter godere di un seppure modesto ritocco dello stipendio.
A dire il vero le critiche più accese stanno arrivando dalla Flc-Cgil che così si esprime: “Un sistema articolato di carriere deve essere una modalità integrativa per valorizzare l’impegno dei docenti e del personale ATA in rapporto agli obiettivi di miglioramento dell’offerta formativa, rafforzando il lavoro in team dei docenti e non la competizione individuale”. Tutto giusto, peccato che l’articolo 29 del contratto di 15 anni parlasse proprio di una vera e propria procedura concorsuale che, come è noto, ha di per se stessa carattere competitivo.
Ma, si sa, in politica la memoria non è una virtù.
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