E se il bullo fosse proprio l’insegnante? Fosse lui il “carnefice” del proprio alunno?
Come è noto, non mancano le denunce sia sui giornali sia alla magistratura per maltrattamenti sui ragazzi, ma se questi sono di natura psicologica, e dunque meno visibili e per tali motivi più subdoli, perché si insinuano nella coscienza di ragazzi particolarmente timidi e sensibili, distruggendone l’autostima? Come denunciarli?
Non pochissimi sono i casi, e la letteratura nelle scuole spesso le registra, di docenti che prendono di mira certi ragazzi e nei loro confronti si comportano come bulli, umiliandoli, vessandoli, mettendo voti bassi, ma legittimando così tutta la classe a comportarsi nello stesso modo verso la sua vittima. E siccome queste vessazioni sono molto spesso cosi viscidi, da essere non sempre del tutto visibili, a tanti genitori, come anche ai dirigenti, se vengono informati, manca un appiglio preciso per intervenire.
Ma capita pure che, pur avendo qualche genitore messo al corrente il preside o altri colleghi, costoro non si schierino, per solidarietà nei confronti di un loro collega, limitandosi magari a classificare la vittima come bugiarda.
Con ogni probabilità non si accorgono, o fingono di ignorare, che in molti casi il bullo è proprio l’insegnante che usa particolari forme di violenza psicologica, denigrando, umiliando e mortificando la sua vittima, la quale spesso subisce in silenzio, nella convinzione di meritare le sue angherie, mentre i suoi compagni, seguendo l’esempio del prof, si accaniscono anche loro, portando il bullizzato a condizione estreme, prima fra tutte l’abbandono della scuola.
In altre parole, gli adulti, e in prima istanza i docenti, dovrebbero essere un modello di riferimento per i ragazzi e invece, per ignavia, malanimo e spesso anche compiacenza nei confronti dei pochi bulli della classe, qualcuno di essi diventa il primo carnefice dei loro alunni più deboli e indifesi, di quelli più sensibili e magari più studiosi.
Ignorare o umiliare certi alunni pubblicamente con “battutine” e voti bassi, dei quali non offrirebbero alcuna giustificazione, incentiva gli accanimenti dei compagni contro la vittima indicata dal docente, che uccide volutamente la missione della scuola stessa, rivolta allo “sviluppo della persona” e di guidare i giovani “con autorevolezza” e non certamente con autoritarismo o, ancora peggio, con bullismo.
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