Venti anni fa, l’11 maggio del 1997, l’intelligenza artificiale diede per la prima volta ‘scacco matto’ all’intelligenza umana e quella data viene ricordata a monito forse dell’umanità che si imbriglia sempre dentro le virtù tecniche dei computer.
Infatti, nel cuore di Manhattan, vent’anni fa, il super computer Deep Blue dell’Ibm riuscì a battere in sole 19 mosse il più grande scacchista del mondo, Garry Kasparov, chiudendo in maniera sorprendente l’ultima di sei partite in un torneo combattutissimo, giocato proprio per offrire alla macchina una seconda chance dopo la sconfitta inflitta da Kasparov appena un anno prima.
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Uno scontro davvero epico che affascinò il grande pubblico e diede slancio alla ricerca, ancora oggi impegnata in una forsennata corsa che dal tavolo da gioco si sta spostando verso la realizzazione di robot interattivi e umani virtuali sempre più autonomi.
”Vent’anni fa, ai tempi della partita con Kasparov, l’intelligenza artificiale era vista ancora come una cosa astratta, i possibili sviluppi non venivano percepiti in modo concreto come oggi”, ricorda il direttore dell’Istituto Tecnologie di Comunicazione, Informazione e Percezione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Dopo il ‘cervellone’ di DeepBlue, capace di analizzare ben 200 milioni di mosse al secondo, ne sono arrivati a singhiozzo anche altri capaci di vincere la sfida con l’uomo. Nel 2008, a Las Vegas, il computer Polaris sviluppato all’università canadese di Alberta ha sfidato sei campioni di poker, ottenendo tre vittorie, due sconfitte e un pareggio: un traguardo importante considerato il gioco decisamente meno ‘rigido’ rispetto agli scacchi, che contempla anche la possibilità di bluff.
Nel 2016 un’altra vittoria l’ha ottenuta il programma AlphaGo, sviluppato da Google DeepMind, che nella dama cinese Go ha sconfitto il campione europeo per 5 a 0.
Il 2017 si è invece aperto con i sistemi Libratus (della Carnegie Mellon University) e DeepStack (sviluppato tra Canada e Repubblica Ceca) che hanno sbancato al Texas Hold’em, la variante più complessa del poker.
Dal tavolo da gioco ora l’attenzione si sta focalizzando sulle possibili applicazioni concrete nel mondo reale, con l’ambizioso obiettivo di sviluppare l’intelligenza artificiale ”per creare macchine capaci di imparare in maniera autonoma e di agire di conseguenza, senza la necessità di essere programmate dall’uomo. In futuro potremo così condividere lo spazio fisico e interagire in modo naturale con robot umanoidi e perfino umani virtuali, ovvero avatar antropomorfi, esistenti solo nella realtà virtuale e aumentata, che saranno dotati di un comportamento autonomo”.
E a qual punto non sapremo più quale piega potrà prendere la storia dell’uomo se cioè dipenderà da lui il suo destino o se invece sarà il computer a determinarlo.
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