Quando la TV di Stato fa cattiva informazione

I Partigiani della Scuola Pubblica al fianco dei docenti di sostegno protestano vivamente contro l’informazione parziale e falsa che viene veicolata sulla disabilità nella Scuola Pubblica attraverso la TV di stato nel secondo episodio della fiction “Tutto può succedere” andato in onda il 29 dicembre 2015 su Rai 1 in prima serata.

Con rammarico, infatti, si constata la realizzazione e diffusione al grande pubblico Rai di una storia che falsa le modalità con cui si affronta la diversabilità nella scuola pubblica italiana.
Nell’ episodio in questione circa 4 milioni di telespettatori, infatti, hanno assistito alle disavventure scolastiche di uno dei protagonisti, un bimbo con sindrome di Asperger, che, data l’incapacità dei suoi insegnanti, è costretto a lasciare la scuola pubblica per iscriversi in una costosa scuola privata.
I genitori del bimbo in questione, a inizio puntata, vengono invitati dalla dirigente scolastica a iscrivere il piccolo in una scuola “più adatta…. dove ci sia un’attenzione particolare per un bambino particolare”.
La scuola “più adatta” nel corso dell’episodio risulta infatti essere una costosa scuola privata a cui gli alunni di regola possono accedere solo dopo aver superato una difficile selezione. Anche se il prodotto televisivo avesse tratto ispirazione dalla serie americana “Parenthood”, la location italiana avrebbe invece comportato una netta inversione dei ruoli delle due istituzioni : scuola pubblica e scuola privata, stante il fatto che il servizio scolastico pubblico in Italia funziona esattamente all’opposto, rispetto agli U.S.A..

Quali insegnanti della scuola statale pubblica siamo indignati per il messaggio che con questa fiction viene trasmesso a un altissimo numero di telespettatori. Non solo ci ferisce la nostra professionalità negata, ma siamo molto preoccupati per l’ingiustificata sfiducia che il messaggio veicolato dalla fiction trasmetterà tanto ai ragazzi diversamente abili, che frequentano la scuola pubblica, tanto ai loro genitori.

La realtà italiana, fino ad oggi, invece, vede lo studente con disabilià costretto a rinunciare all’oneroso e deficitario servizio, offerto dalle scuole private, (in cui non esiste il docente di sostegno, se non a pagamento) e a ricorrere alla Scuola pubblica statale che deve garantire, grazie alla Legge 104/92, l’integrazione del soggetto nel rispetto delle pari opportunità. La scuola statale italiana, infatti , pur continuamente privata di risorse economiche, é considerata in tutto il mondo un’eccellenza per l’integrazione degli alunni diversamente abili, e non é tollerabile che, veicolato dalla TV di stato, con una tale leggerezza, possa passare un messaggio tanto falso, quanto pericoloso. Non é un mistero che presso gli osservatori internazionali, quali l’OCSE PISA, i risultati in termini di apprendimento della scuola italiana siano precipitati da quando, in qualità di scuole pubbliche, sono state censite anche le competenze maturate dagli alunni delle scuole paritarie, dove la libertà d’insegnamento é subordinata alle logiche economiche. É un fatto che gli alunni delle scuole statali italiane, dove é praticato fino ad oggi un insegnamento libero, ottengano ovunque in Europa posti di rilievo nei settori legati alla ricerca e all’innovazione, e che il modello statunitense di scuola privata settaria e classista anche nei riguardi dei soggetti “normodotati ” produca solo diseguaglianze, discriminazioni e, ahimè dobbiamo dirlo, ignoranza.

Reginaldo Palermo

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