Nelle ultime ore si susseguono “chiarimenti”, spiegazioni e rassicurazioni da parte dei rappresentanti del Governo e della maggioranza parlamentare sulla “bontà” della riforma scolastica varata nel mese di luglio. Ovviamente la scena è dominata dalle questioni relative al piano assunzioni che è enfatizzato come fosse un fatto epocale, non la normale conseguenza della disponibilità di posti, nonché di una sentenza europea che ha condannato l’Italia dopo anni di reiterato sfruttamento.
La relativa riuscita della manovra che ha previsto la presentazione di una domanda straordinaria, dopo le prime reazioni dei precari in attesa di essere stabilizzati da anni, ha infatti galvanizzato il MIUR e i suoi sostenitori, che ogni giorno si prodigano per convincere il Paese di aver fatto tutto bene e presto.
Ma a margine, invece, si scopre che non è poi così oro tutto ciò che luccica, perché le supplenze che il Governo prometteva di azzerare ci saranno, segno che la “supplentite” è un fatto virale sottovalutato, che ha infettato anche l’attuale Governo, e che per rispettare la promessa di assunzione è stato imposto un piano assunzionale straordinario mai prospettato in fase di approvazione della legge e che impone ai docenti di spostarsi per poter essere finalmente assunti a tempo indeterminato.
Ma non è solo questo ciò che colpisce maggiormente, quanto l’assoluta mancanza di cognizioni storiche, sociologiche, antropologiche di quanti, parlamentari o rappresentanti del Governo, non fanno altro che ricorrere alla retorica, quando non al qualunquismo, per supportare le scelte “politiche” operate nel settore scolastico.
In ordine di tempo, la prima tra le pesanti dichiarazioni degli ultimi giorni arriva dalla Sen. Puglisi, secondo cui assumere dalla seconda fascia d’istituto, quella degli abilitati non in Gae, sarebbe stata un’ingiustizia, nei confronti dei docenti, o degli aspiranti docenti.”Se ci fossimo spostati sulla seconda avremmo commesso un’ingiustizia tra pari grado: i seconda fascia che avevano lavorato al Nord sarebbero entrati, quelli rimasti al Sud econ poco punteggio fuori. Inaccettabile e foriero di ricorsi di massa. Serviranno due anni per una Buona scuola a regime”. Bene, cara Senatrice, intanto esplicitamente ha dato ragione a noi docenti delle graduatorie d’istituto, asserendo quanto andiamo ribadendo da mesi, ovvero che gli abilitati, sia delle GI che delle Gae sono di “pari grado”! Inoltre, ottima l’idea di equilibrare il sistema di reclutamento, “obbligando” chi è in Gae a fare ciò che non aveva voluto fare per scelta.
Non è il caso di ritornare su un aspetto, quello del ricatto dietro al piano straordinario, sul quale diverse e legittime sono le varie posizioni, anche contrastanti. Ma vorrei ricordare alla Senatrice Puglisi che proprio quegli insegnati che già si erano fatti carico della scelta di trasferimento, pur in un regime lavorativo precario, oggi hanno ricevuto il benservito dallo Stato.
Per oltre dieci anni i docenti assunti dalla Graduatorie d’istituto, dalla III fascia per la precisione, hanno garantito che il sistema scolastico nazionale ogni anno potesse funzionare, hanno pagato profumatamente i corsi abilitanti che non sono nemmeno serviti a migliorare la loro condizione lavorativa, hanno superato test, prove d’esame, esami di Stato e via dicendo, senza alcun riconoscimento, l’unica via che lo Stato stesso avrebbe potuto utilizzare per compensare anni di sfruttamento e di disagio.
E in sostegno della Senatrice, l’On. Sottosegretario Faraone, ricorda che “la mobilità deve essere considerata un fatto normale: lo dico per la scuola, ma in generale per il lavoro” come se l’italiano medio, costretto ad emigrare fin dall’Ottocento, non lo sapesse. Non solo mobilità interna, come in questo caso, ma esodo massiccio verso il mondo intero. Ma l’Italia ha operato una rimozione culturale verso tutti i fenomeni sociali e culturali che la riguardano, come l’emigrazione, rimozione che però, se assunta anche dai rappresentanti del Governo, in un momento storico come questo in cui i cittadini stanno riacquistando consapevolezza, appare offensiva e stridente, come le misure politiche scelte per il Paese.
Solo il Sottosegretario Faraone, infatti, nota “più l’entusiasmo di quanti saranno assunti rispetto alle polemiche di chi non vuole allontanarsi da casa”, tacendo, sminuendo, e falsificando tutte le voci che si sono levate in questi mesi, contrarie alla riforma, contrarie ai metodi, contrarie ai principi che soggiacciono alla legge 107/2015. Decisamente banale la sua ammissione sul fatto che “qualche disagio c’è o ci sarà. Stiamo cercando di alleviarli il più possibile” perché rivela che la dimensione sociale ed economica delle famiglie medie italiane è una questione che per il Governo è quasi marginale e trascurabile.
Qualche disagio che non sarà contenuto, azzerato, ma “alleviato”. Sembra che al Governo non sappiano quanto si siano impoverite le famiglie italiane, quanto modificati siano i consumi alimentari, quanto stia proliferando il ricorso ad espedienti per sopravvivere, anche nella fascia sociale media quale è quella alla quale appartengono gli insegnanti,con un contratto fermo da anni, per i quali non è stata prospettata alcuna forma di miglioramento della retribuzione, ai minimi europei a fronte di una responsabilità sociale e culturale. Inoltre, mi chiedo cosa al Governo sappiano del burnout che da anni serpeggia nelle scuole italiane, completamente ignorato, con effetti gravi sull’intero sistema.
Non è facile spendere una sola parola in favore delle scelte politiche operate da questo Governo ma ogni giorno sale una indignazione profonda verso quelle affermazioni che confermano la distanza della politica dalla vita sociale del Paese.
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