La finalità della legge di riforma del servizio scolastico è enunciata nei commi iniziali: “Il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza”, deriva da “l’innalzamento dei livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti .. per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica”.
Se ne focalizzino i nuclei portanti:
1) L’odierna società della conoscenza si caratterizza per
La velocità di crescita del sapere che evolve per ristrutturazioni e non per accumulazione;
L’aumento della dimensione dei problemi che conduce alla levitazione della relativa complessità;
Il superamento del lavoro individuale con l’introduzione di processi di scomposizione del compito e con l’individuazione dei soggetti cui affidare i sottoproblemi individuati;
L’aggregazione dei saperi intorno a problemi, non alle discipline;
L’annullamento dello spazio: il mondo è un villaggio;
La cultura informatica che si sostanzia nella modellazione, nella descrizione e nel controllo di processi, nel testing.
2) Competenze
Le competenze sono i comportamenti che esibiscono le persone quando affrontano un compito.
Le competenze rendono visibili capacità, abilità e conoscenze.
Le competenze, essendo comportamenti, non possono essere insegnate: si promuovono con l’esercizio.
3) Laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica
La finalizzazione del sistema scolastico “all’innalzamento dei livelli d’istruzione e di competenza” implica la dilatazione del significato di “conoscenza”.
Conoscere, quando la società era statica, corrispondeva al possesso e all’articolazione della struttura concettuale delle discipline.
In una società dinamica e complessa, in cui la scuola mira a promuovere competenze, in cui il sapere è funzionale al loro sviluppo, è essenziale valorizzare l’aspetto vitale delle discipline. Queste sono da concepire come folletti che saltellano per il mondo: le tracce che lasciano sono gli inerti argomenti disciplinari. Il loro spirito vitale risiede nell’energia, nella curiosità, nella determinazione e nella vivacità del loro carattere: quale meraviglia manifestano quando percepiscono nuovi problemi, quanta attenzione dimostrano quando ne circoscrivono l’ambito. E che dire della loro precisione nello scavare per trovarne soluzioni, dei trilli di gioia che accompagnano la cattura di nuove questioni.
I documenti di riordino della scuola elaborati dal Miur nel 2010 fanno propria tale visione. Il profilo culturale, educativo e professionale dei licei, ad esempio, “fissano alcuni punti fondamentali e imprescindibili che solo la pratica didattica è in grado di integrare e sviluppare”. Tra questi “la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”, “lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica”.
In questo quadro è da collocare l’ipotesi operativa indicata dalla legge 107 per “perseguire la piena realizzazione del curricolo della scuola .. mediante le forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa in particolare attraverso”:
L’articolazione modulare del monte orario annuale di ciascuna disciplina, ivi compresi attività e insegnamenti interdisciplinari; il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia di cui al comma 5, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle singole discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo della classe”.
L’assenza di sensibilità e la mancanza d’attenzione per le problematiche formative e per le dinamiche educative sono sufficienti per soppesare, senza l’ausilio di commenti, la validità del modus operandi formulato dal legislatore.
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