La direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children sa bene che per una Caivano che improvvisamente diventa l’attrazione principale della cronaca di tutti i giornali, ce ne sono tante altre simili disseminate in tutto il territorio e che per lo più covano nelle periferie più cupe e degradate delle città, dove perfino la polizia stenta a entrare.
E infatti ha affermato: “La violenza tra pari si annida nei contesti più diversi dal punto di vista sociale ed economico. Ma certamente quando si vive in un territorio deprivato è ancora più difficile avere i mezzi e gli strumenti necessari per prevenirla e per uscire dalla spirale di ricatti e di soprusi dentro cui chi la esercita costringe le proprie vittime. L’organizzazione rileva che in un territorio come Caivano, dove un quinto della popolazione è rappresentato da bambine, bambini e adolescenti (il 20,7% pari a 7.474), solo il 17% degli alunni della scuola primaria ha accesso alla mensa scolastica e solo il 30% può frequentare il tempo pieno.
“La carenza o la mancanza di questi servizi contribuiscono, negli anni, all’insuccesso scolastico: guardando alla fascia 25-49 anni, solo il 38,4% si attesta al diploma di scuola superiore, contro una media nazionale del 46,6%, mentre chi va oltre e si laurea è il 9,3%, la metà della media nazionale (18,6%) e una percentuale molto inferiore rispetto a quella del territorio provinciale (15,6%).
“Nella fascia 15-24 anni il 54,8% studia (meno della media nazionale pari 62,3%), il 14,5% è occupato (media Italia 20%), poco meno di 1 su 3 ingrossa le fila dei NEET (30,7%).
“Sono purtroppo molte nel nostro Paese le ‘periferie dei bambini’ dove si concentrano tutti i fattori di svantaggio. È da questi luoghi che occorre partire per costruire una rete di protezione educativa all’altezza delle necessità”.
Da qui pure la richiesta di Save the Children di realizzare “aree ad alta densità educativa”, con un investimento straordinario – a valere sul Pnrr – finalizzato a dotare questi quartieri di asili nido, scuole a tempo pieno, mense gratuite, spazi per lo sport e il gioco. Un primo passo, concreto, per trasformare il volto dei quartieri più a rischio e, allo stesso tempo, per non lasciare da soli e sostenere concretamente tutti coloro che, in questi territori, sono impegnati al fianco dei minorenni”.
A Caivano, secondi una elaborazione di Tuttoscuola, la dispersione scolastica media è del 33%, ma ci sarebbero state punte del 44%.
“In particolare cinque anni fa sono partiti al primo anno dei tre istituti presenti complessivamente nel territorio 494 studenti; nell’anno scolastico che si è chiuso due mesi fa risultavano iscritti al quinto anno solo in 328: 166 mancavano all’appello, alcuni di loro probabilmente attratti dai guadagni facili offerti dalla malavita”.
Però nessuno si è chiesto fra gli amministratori e neanche fra la dirigenza delle scuole, una volta lasciata la scuola, dove vanno questi ragazzi, chi frequentano, come vivono, come si mantengono.