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Quanti adolescenti sanno distinguere zucchine e cetrioli? La campagna francese contro l’obesità, perché nutrirsi bene costa

Se sottoponessimo all’attenzione di un gruppo di adolescenti italiani un cetriolo e una zucchina genovese, in quanti riuscirebbero a distinguerli? In questi giorni – come riportato dal quotidiano Le Figaro –  ci hanno provato in Francia e i risultati non sono incoraggianti: il 20% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni intervistati ha confuso le zucchine con i cetrioli, il 4% non è riuscito a individuare uno strano oggetto chiamato cavolfiore e il 13% ha confuso arance e pompelmi.

Sono soltanto alcuni dei dati emersi da un sondaggio commissionato dal Governo francese a un’agenzia specializzata allo scopo di incoraggiare uno stile alimentare più sano, soprattutto tra i ragazzi, se è vero che – come risulta dai dati forniti dal Ministero della Salute – il 18,2% degli alunni in uscita dalla secondaria di primo grado è in sovrappeso, mentre il 5,2% risulta obeso.

D’altronde, come potrebbe non essere così, dato che quasi il 60% dei giovani ha dichiarato che almeno una volta alla settimana un bel pasto al fast-food non deve mancare? E che il consumo di alimenti trasformati e di cibi ultra elaborati è una pratica corrente?

Ecco perché il Governo francese parte alla riscossa con Olivia Grégoire, ministra delegata alle imprese, al turismo e ai consumi che, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che l’educazione alimentare dei più giovani è una delle sfide più importanti da raccogliere e vincere per il futuro del Paese.

Per quanto riguarda il ruolo che la Scuola dovrà avere in questa sfida, le informazioni sono ancora molto sfumate e sono riassunte da una frase della ministra che dice tutto e niente: “l’esecutivo si impegnerà a sostenere e implementare l’azione di tutti coloro che si impegnano per l’educazione alimentare a scuola.”

Tuttavia, per quanto i docenti possano lavorare su questo argomento, resta il fatto che nutrirsi bene costa. Una buona e sana alimentazione deve fare a meno di cibi confezionati super processati, ma purtroppo sono proprio quelli che costano di meno, di gran lunga meno cari rispetto ai prodotti biologici, ad esempio. Ecco che l’alimentazione si configura anche come spia di benessere o malessere socio-economico, oltre che culturale.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), descrive la sicurezza alimentare come la condizione in cui “tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana”. Ma la povertà alimentare non riguarda soltanto i Paesi in via di sviluppo, il fenomeno dell’insicurezza alimentare colpisce anche i Paesi a capitalismo avanzato, rappresentando una delle molteplici forme di disuguaglianza sociale.

Non a caso, lo studio francese di cui parliamo ha rilevato che i ragazzi obesi o in sovrappeso sono per il 32% figli operai, mentre meno della metà (15%) proviene da famiglie benestanti.

Gabriele Ferrante

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