Mentre il presidente resta esterno e verrà retribuito (perché la norma che lo prevede in questo caso non è stata abrogata, l’articolo 4, comma 10, della legge 11/1/2007, n. 1) Antimo Di Geronimo su Italia Oggi ha fatto quattro conticini sulle perdite per i docenti coinvolti.
I professori che venivano designati come commissari esterni, ai sensi del decreto 24 marzo 2007, percepivano un’indennità fissa di 911 euro alla quale si aggiungeva un’ulteriore indennità che andava da un minimo di 171 euro (se la scuola assegnata era ubicata nel comune oppure, fosse stata raggiungibile con i mezzi pubblici in un tempo non superiore a mezz’ora) a un massimo di 2.270 euro (qualora la scuola fosse risultata raggiungibile con un viaggio di durata superiore ai 100 minuti).
Ai commissari interni, invece, spettava un’indennità fissa di 399 euro. A tutto ciò andava aggiunto il compenso relativo agli esami preliminari: 15 euro per ogni alunno privatista fino a un massimo di 840 euro. E il compenso dei commissari esterni impegnati nelle scuole private (paritarie e legalmente riconosciute) era completamente a carico dello stato. Adesso, invece, anche nelle private, le commissioni saranno interamente composte da commissari interni. Tutti dipendenti del gestore della scuola di riferimento. Che non riceveranno alcun compenso dallo stato. Fatto salvo il presidente, che continuerà ad essere designato all’esterno, il cui compenso sarà comunque a carico dell’erario.
La nomina dei presidenti spetterà all’ufficio scolastico regionale. Che li individuerà tra il personale dirigente delle scuole secondarie di secondo grado statali, tra il personale docente con almeno 10 anni di ruolo e tra i professori universitari di ruolo, sulla base di criteri determinati a livello nazionale con decreto avente natura non regolamentare. Il presidente sarà nominato su due classi. La normativa originaria prevedeva, inoltre, che il compenso per gli esami di stato dovesse essere fissato dalla contrattazione collettiva. Cosa che, peraltro, non è mai avvenuta. Perché gli importi che sono stati applicati finora sono quelli previsti dal decreto 24 marzo 2007.
Insomma i compensi verranno determinati con un decreto del ministro dell’istruzione di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze. Dunque, con un atto amministrativo che non sarà soggetto alla previa acquisizione dei pareri degli organi consultivi previsti per i regolamenti.
Anche per i presidenti non si scialerà. La fissazione delle somme di spettanza dei presidenti dovrà tenere conto dei tempi di percorrenza dalla sede di servizio o di residenza a quella di esame. E in ogni caso, dovrà rientrare nel limite di una spesa al lordo di ogni onere riflesso e dell’Irap pari ad euro 27,7 milioni annui a decorrere dall’anno 2015.
Inoltre, sottolinea sempre Di Geronimo, bisogna stare attenti alla formulazione delle nuove disposizioni: “Nulla è dovuto ad alcun titolo ai componenti interni”. Trionfano gli indefiniti: nulla ad alcun titolo. Questo preclude del tutto la possibilità di indennizzare i membri interni e di prevedere compensi sostitutivi in sede di contrattazione di istituto.
Insomma gli unici soldini che verranno sborsati saranno per i presidenti. Per il resto esami di Stato a costo zero. Requiescant in pace i commissari, tanto non sono molto importanti…
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