In questi giorni, scrive Wired.it, da più parti viene sollevata la questione dell’obsolescenza dell’istituzione sindacale, una forma di tutela su cui gli italiani parrebbero riporre sempre meno fiducia. Per questo la domanda ricorrente è: quanta Italia è rappresentata davvero dai sindacati? E soprattutto, ha senso porsi la domanda sulla legittimità dell’istituzione sindacale dal punto di vista del numero degli iscritti?
Tuttavia, se vogliamo attenerci ai numeri ufficiali resi noti dai tre grandi sindacati CGIL, CISL e UIL, in realtà in certi casi i numeri rivelano addirittura una crescita rispetto al 2012. 5.686.210 italiani iscritti alla CGIL, 4.372.280 alla CISL e 2.216.443 alla UIL nell’ultimo anno di sui abbiamo i dati completi, il 2013.
In altre parole l’equivalente di tutti gli abitanti del nord-est, Emilia-Romagna compresa.
Se tuttavia è vero che rispetto al 2012 la CGIL pare rilevare una leggera flessione (-0,4%) sembra sia la CISL a sentire maggiormente il divario con una perdita dell’1,5%, mentre UIL ha rilevato addirittura un aumento dei tesserati (+0,47%), e una costante crescita dal 2009. Inoltre, c’è da dire che il calo degli aderenti a CGIL e CISL non riguarda tutte le regioni.
Nel nord Italia, specie a nord est il numero degli iscritti alla CGIL sarebbe addirittura complessivamente aumentato, mentre pare che ad abbassare le classifiche di CGIL e CISL siano i lavoratori del sud, che invece sembrano dimostrare più fiducia nella UIL.
Questa dunque la situazione per come viene fotografata dagli stessi sindacati a fine 2013.
Fare i conti precisi però non è semplice, anzi per quanto riguarda il privato, a detta degli stessi addetti ai lavori, purtroppo impossibile.
Come spiega ai microfoni di Wired Annalisa Scalco – responsabile dell’ufficio stampa di Confsal (Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori), quarta confederazione generale italiana con 1 milione di iscritti – mentre nel pubblico ad oggi esiste un’agenzia, l’ARAN, che gestisce sistematicamente e per obbligo di legge la “conta” degli iscritti ai vari sindacati, e quindi definisce la loro vera rappresentatività e rappresentanza, ciò non avviene per il privato.
Numeri validi per il pubblico dunque, ma non per il settore privato, che non rappresenta certo una piccola fetta della presenza sindacale nel nostro paese.
Secondo il recente sondaggio Ixé realizzato per Agorà di Rai Tre , pubblica sempre wired.it, andato in onda lo scorso 3 ottobre secondo cui solo il 28% degli intervistati si sentirebbe rappresentato dall’istituzione sindacale in quanto lavoratore e il 71% avrebbe dichiarato di non avere fiducia nei sindacati.
I sondaggi paiono dunque raccontare una lenta agonia delle istituzioni sindacali, ma per avere realmente il polso della situazione italiana è necessario rifarsi ai dati precisi, dati che per quanto riguarda il privato purtroppo non ci sono.
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