Se dunque a ogni tornata elettorale i partiti incassano tutti insieme sui 150 milioni di euro, in un anno di Parlamento costa dieci volte il conto dei partiti. Le sforbiciate di questa legislatura sono state finora per 8,5 milioni di euro, soldi che se rapportati al costo per lo Stato di 992 milioni sono poco meno dell’1 per cento, mentre del solo 5% è il taglio della dotazione dello Stato alla Camera che scenderà da 992 milioni a 943 milioni.
“Basta questo per parlare di rivoluzione copernicana per i costi della politica?”
Più di uno studio dimostra che il nostro Parlamento costa il doppio rispetto alle assemblee dei nostri partner europei. Eppure l’efficienza del legislatore italiano non è certo migliore di quello dei francesi o inglesi.
Tuttavia si chiede il Sole “a cosa serve il quasi miliardo iniettato ogni anno nel bilancio della Camera? Se ne va quasi tutto per pagare gli stipendi e pensioni dei 1.500 dipendenti e dei 630 parlamentari. Solo le retribuzioni del personale della Camera valgono 238 milioni. Il che vuol dire che ciascun addetto alla Camera, dal barbiere, all’autista, al commesso fino al segretario generale ha uno stipendio medio annuo lordo di oltre 150mila euro. Diecimila euro al mese per 15 mesi. Nessuna impresa privata o pubblica al mondo può permettersi di pagare ogni dipendente una cifra così alta. Ma tant’è, tanto paga Pantalone.”
“E se agli stipendi si sommano i contributi il costo è di 287 milioni.”
“Ma ci sono anche le pensioni degli ex-dipendenti. Pensioni d’oro che costano altri 216 milioni. E così pagare il personale vecchio e nuovo costa la bellezza di 500 milioni di euro, la metà del contributo statale alla Camera. L’altra metà è più o meno di appannaggio dei deputati in carica e degli ex. Tra indennità e pensioni, per pagare i deputati la Camera spende 300 milioni. E così, del miliardo che lo Stato mette a disposizione ogni anno, 800 milioni servono solo a pagare stipendi e pensioni”
Al Senato, che è costato allo Stato 505 milioni nel 2012, pagare indennità, stipendi e pensioni ai dipendenti (circa 800 persone) e a senatori ed ex senatori si porta via circa 480 milioni.
Nel 2001 il Senato costava allo Stato “solo” 350 milioni, nel 2011 si è arrivati a 526 milioni con un aumento del 50% dei costi in dieci anni, mentre nel Paese il Pil languiva.
Come è possibile che un neo-assunto documentarista guadagni netti al mese 1.900 euro e che un consigliere parlamentare parta da 2.900 euro al primo giorno di lavoro?
“Retribuzioni che iniziano a galoppare fin dal primo giorno in modo inarrestabile: un consigliere parlamentare arriva a fine carriera a 350mila euro lordi annui; un documentarista a 237mila euro lordi annui; un commesso a 133mila euro; idem per un barbiere, un operaio, un autista e così via.
Una smacco, una sberla plateale a quei milioni di lavoratori che faticano ad arrivare a 20-30 mila euro lordi annui.
Ecco perchè la rivoluzione sui costi della politica deve davvero ancora incominciare.”
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