“Mi hanno fatto notare che non ho preso posizioni pubbliche, non l’ho fatto perché vedo cose buone e cose meno buone – dice lo psicanalista Recalcati – Non mi convince che il mondo della scuola non sia stato coinvolto come avrebbe dovuto, c’è stata fretta e soprattutto la scelta di un linguaggio che non è della scuola ma viene da un’altra cultura, quella dell’azienda, della valutazione della performance quantitativa. Anche la difesa del valore centrale della scuola pubblica andrebbe maggiormente rafforzata”.
Una riforma frettolosa, dunque, che non ha tenuto conto delle voci della piazza. “Sulle ombre potrei continuare, ma ci sono molte altre cose che mi convincono, come il principio della meritocrazia, che è sacrosanto. Assicurare il lavoro senza garantire la qualità delle prestazioni è stato un errore dei sindacati: vogliamo o no introdurre un principio di selezione del docente, che tenga più alto possibile il livello della qualità dell’insegnamento? Perché un preside, se giustamente formato e valutato, non può valutare a sua volta? Questo obbliga tutti ad essere più flessibili e a superare l’angoscia del cambiamento”.
Recalcati ha poi risposto ad un’altra provocazione della direttrice artistica Lucrezia Ercoli sull’educazione sessuale nelle scuole. “Così come concepita è per lo più orribile, si spiegano i corpi come fossero macchine. L’educazione alla sessualità si fa attraverso la letteratura e le poesie, leggendo Dante, Petrarca, Flaubert, Proust, che sono l’unica forma di educazione all’erotismo che può funzionare a scuola. Solo così si può contrastare l’intolleranza e educare a non separare troppo la passione erotica dall’amore, in qualunque forma esso si manifesti”.
Proprio il tema della sua lectio “Il naufragio educativo per un’erotica dell’insegnamento”, che ha ruotato intorno alla figura dell’insegnante, del maestro. “La nostra vita è formata dagli incontri che abbiamo fatto, ma non c’è formazione senza crisi, smarrimenti, soste, imprevisti, aperture inedite e naufragi. Uno degli incontro più formativi in assoluto è quello con l’insegnante, qualcuno che è in grado di lasciare un segno. Non è un fatto di sapere e di contenuti del sapere, ma di stile, di voce, di corpo, perché non c’è insegnamento senza corpi, la didattica avviene sempre all’interno di una relazione umana. La forza del maestro non è trasmettere il sapere, non è riempire teste ma creare vuoti nelle teste, così da mettere in moto il desiderio di sapere dell’allievo”.
Quale funzione può avere ancora oggi la scuola? Per Recalcati è molto semplice: “Oggi la scuola è il luogo in cui esiste ancora la possibilità di un pensiero critico, il punto di resistenza di fronte ad un sociale che va verso il conformismo. E questo punto di resistenza è una vera e propria prevenzione: portare la cultura al posto della droga, della violenza, della dissipazione e tante altre dipendenze può consentire di raggiungere un godimento molto più ricco, fecondo ed erotico”.
Resta da chiedersi se la buona scuola di Renzi, con la sua logica aziendale, sarà “erotica” al punto giusto…
L’INTERVENTO INTEGRALE DEL FILOSOFO MASSIMO RECALCATI (video)
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