Quanto pesa l’addizionale irpef sui redditi dei docenti?
Ogni anno nel nostro Cud ovvero nel certificato unico del dipendente, che è il documento consegnato dal datore di lavoro ai propri lavoratori dipendenti con cadenza annuale, nel quale sono riepilogati tutti i dati fiscali e previdenziali relativi al precedente anno di lavoro del lavoratore, si notano delle trattenute addizionali irpef. Nel Cud, con numero di riferimento (6), troviamo quanto corrisposto per l’addizionale regionale, mentre nei numeri (10) e (11) rispettivamente l’addizionale comunale data in acconto e poi quella data a saldo. Insomma una babele di addizionali irpef che, fatti i calcoli, ci costano il 2,53% di quanto il lavoratore percepisce in un anno di lavoro. Tra le novità introdotte dalla spending review, c’è anche quella che per le 8 regioni con disavanzo sanitario (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) potranno anticipare dal 2014 al 2013 la maggiorazione dell’aliquota addizionale regionale Irpef, dallo 0,5% all’1,1%. Ciò significa che una regione come la Calabria potrebbe vedere aggravata questa voce in busta paga, in modo che la trattenuta annua superi certamente il 3% del reddito del lavoratore per cui è possibile chiedere le detrazioni fiscali.
Un’interessante grafico pubblicato sul Corriere della Sera del 5 agosto ci rappresenta il peso della addizionale regionale e comunale dell’irpef su un reddito di 30000 euro in alcune città italiane. La cifra di 30.000 euro è riferita a quella di un docente di media anzianità di servizio che si trova nella classe 15. Dal grafico si nota ad esempio che un docente calabrese pagherà fino al 140% in più rispetto al suo pari collega toscano, infatti in Toscana si pagano quote minimali di addizionali irpef. Ci sarebbe da esclamare: “il cane morde sempre lo stracciato”! Infatti il personale del Sud si troverà a pagare aliquote addizionali irpef ingenti avendo un servizio sanitario da terzo mondo.