I casi di Covid continuano pericolosamente ad aumentare e, dopo neanche un mese dall’entrata in vigore del nuovo protocollo, ecco il passo indietro delle ultime ore. Basterà un solo caso di contagio in classe per far scattare la Dad di tutti i compagni. Una misura nuovamente restrittiva, quasi obbligata dopo l’aumento dei casi di circolazione del virus, con un’incidenza casi/popolazione arrivata a 125 per 100mila abitanti, valore ben al di sopra di quello ottimale dei 50 come afferma il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza.
Intervenuto a ‘Radio Anch’io‘ su Rai Radio 1, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha spiegato: “abbiamo modificato il protocollo prevedendo tre positivi per la Dad considerato che c’è un forte aumento dei contagiati tra gli under 12 che non sono ancora vaccinati. Sulla scuola però il quadro cambia costantemente e abbiamo ritenuto prudente, facendo una scelta condivisa con le Regioni, di tornare alla previsione iniziale”.
C’è poi chi aveva lamentato delle criticità del protocollo del 6 novembre. Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli lo ha spiegato all’Adnkronos: “Siamo stati facili cassandre, avevamo lanciato l’allarme già pochi giorni dopo la pubblicazione della nota congiunta del 6 novembre scorso. Le scuole, nonostante le mille difficoltà e con uno smisurato carico di lavoro sulle spalle dei dirigenti e del personale, hanno retto. Lo stesso non possiamo dire dei dipartimenti di prevenzione che non sono riusciti sin da subito a garantire la tempistica dei testing e in molti casi non hanno applicato quelle procedure di tracciamento”.
Sulla questione è intervenuto anche il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso: “Ogni misura tesa a preservare la sicurezza dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle loro famiglie è da accogliere con favore. I numeri della pandemia sono purtroppo in crescita ed è giusto adottare una linea di prudenza. Allo stesso tempo, però, ci aspettiamo che il ministero della Salute supporti la decisione di tornare alla didattica a distanza per una classe al primo caso di contagio fornendoci un dettagliato focus sui numeri che riguardano la scuola. I sistemi devono giustamente essere flessibili e seguire l’evoluzione dei contagi, ma gli italiani hanno il diritto di sapere che le regole cambiano sulla base di evidenze certe”.
“Non c’è dubbio che il sistema di monitoraggio e tracciamento sia in affanno e in diversi territori del Paese le aziende sanitarie già prima non riuscivano a garantire prestazioni compatibili con le linee guida meno restrittive. C’è sicuramente un tema di rafforzamento delle strutture che andrebbe affrontato, anche perché il personale è da lungo tempo sottoposto a una pressione non indifferente. L’obiettivo deve essere quello di assicurare lezioni in presenza e in sicurezza, ma per farlo c’è bisogno di un adeguato spiegamento di uomini e mezzi. Dobbiamo fare il possibile – conclude Sasso – per garantire la continuità didattica ai nostri studenti”.
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