Sono sempre più, oramai, i casi di genitori che si rivolgono alla scuola, per la gestione consensuale della vita scolastica dei loro figli, parlandosi attraverso gli avvocati.
Una situazione imbarazzante, e non un buon esempio per i loro figli.
Non parlo di casi gravi, magari in presenza di specifici atti processuali, ma di situazioni di corresponsabilità, appunto, condivisa.
In questi casi, mi permetto sempre due righe a questi genitori, tramite i loro avvocati:
“Gentile avvocato, mi permetta due righe, che lei avrà la cortesia di far recapitare al/alla suo/a assistito/a.
Come scuola non vogliamo diventare tramite, strumento, tra i genitori del vostro figlio.
Noi chiediamo che dialoghiate tra di voi, senza bisogno di usare le lettere dei rispettivi avvocati. La scuola non è una casella postale.
Visto che la responsabilità è condivisa, noi chiediamo di non essere usati per le vostre relazioni. Noi ci siamo per gli aspetti inerenti alla vita della scuola, ma nulla più.
Possiamo far avere due password per il registro elettronico, ma non più.
Con cordialità”
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